Quindici anni per omicidio volontario. Questa la pena inflitta dal giudice per le udienze preliminari Giovanni Giorgianni a Vittorio Emiliani, 19 anni, uno dei due imputati per l'omicidio del 26 enne Renato Biagetti ucciso a coltellate il 27 agosto scorso a Focene, sul litorale romano, mentre usciva da una dancehall reggae. Il giudice ha accolto in pieno la richiesta della pm Pinto che aveva chiesto il massimo della pena, 24 anni, con sconto di un terzo per rito abbreviato. Al tribunale di Civitavecchia l'ultima udienza è iniziata con la richiesta di costituzione di parte civile da parte dei partigiani dell'Anpi, rifiutata dal giudice, come la scorsa settimana quella del comune di Roma, poiché «non sussistono i presupposti della richiesta». Un rifiuto che nega il connotato politico dell'omicidio, anche se uno dei due imputati ha addirittura una celtica tatuata sul braccio. Respinta anche la richiesta da parte dell'avvocato della difesa Pier Francesco Bruno di rito abbreviato condizionato. Il giudice non ha voluto che Paolo e Laura, unici testimoni dell'omicidio, rendessero le loro testimonianze in aula. I due ragazzi hanno infatti sempre accusato dell'omicidio il minorenne originario di Nola, G. A., contraddicendo quanto affermato dal carabiniere che la sera del delitto raccolse, senza verbalizzarle, le ultime parole di Renato e secondo il quale a uccidere sarebbe stato Emiliani.
La sentenza è arrivata alle 19.30 dopo quasi dieci ore di discussione in aula con fuori i compagni, le compagne, le amiche e gli amici di Renato, sempre presenti, insieme ad alcuni esponenti dei centri sociali e dei movimenti della capitale, a tutte le udienze. Lunghe le arringhe in cui per l'ennesima volta la pm Pinto ha ricostruito la sequenza dell'omicidio, come se Emiliani avesse potuto rocambolescamente e da solo colpire a morte Renato, lottare con Laura e contemporaneamente ferire Paolo. Sembra quasi inesistente la presenza dell'altro imputato, il minore, che si trovava al fianco di Emiliani nella golf scura che quella sera di fine estate affiancò Renato e i suoi amici al grido di «Siete di Roma? Tornatevene a casa vostra».
Questa ricostruzione mette in dubbio ancora una volta le dichiarazioni rese dai testimoni e la connotazione politica del gesto. Attesa la decisione del pm del Tribunale dei minori, Filocamo, che non ha ancora depositato la richiesta di rinvio a giudizio per il minorenne che è rimane in affidamento alla famiglia.
«Non è dalle aule di Tribunale che uscirà mai la verità sull'omicidio», hanno commentato gli amici e i compagni di Renato, che continuano a denunciare le omissioni e i depistaggi in cui è stato avvolto sin dall'inizio il processo, nonché il clima fascista e intollerante in cui è maturato l'omicidio. E' sicuramente pesante l'atmosfera che si respira nella capitale visti anche le ultime aggressioni avvenute due settimane fa a Villa Ada e mercoledì notte alla casa occupata di Casal Bertone. Sembra esserne finalmente consapevole anche il sindaco di Roma Walter Veltroni: «Dopo il grave fatto di Villa Ada, con l'accoltellamento del giovane Marco Di Pillo, nel giro di pochi giorni è la seconda, gravissima aggressione violenta di forze neofasciste. Esprimo la mia preoccupazione più grande. Dopo l'omicidio di Renato Biagetti, che sconvolge ancora, con i suoi familiari e amici, tutta la città, il rischio è che questi siano i segni ulteriori di un clima che, se non subito contrastato può portare nuove tragedie».