E' stata rifiutata dal tribunale di Civitavecchia la richiesta del Comune di Roma di costituirsi parte civile nel processo che vede imputato Vittorio Emiliani, insieme al minorenne G.A., per l'omicidio di Renato Biagetti avvenuto all'alba del 27 agosto all'uscita di una dance hall reggae a Focene, sul litorale romano. La richiesta era avvenuta dopo quasi un anno di silenzio da parte della giunta su un episodio sintomo di un cambiamento che i quartieri periferici della Capitale stanno subendo, ne sono testimonianza le parole urlate a Renato pochi secondi prima di ucciderlo: «Siete di Roma? Tornatevene a casa vostra». E' stata anche rifiutata la richiesta dell'avvocato della difesa Bruno di poter sentire in aula due testimoni dell'omicidio e il carabiniere di Ponte Galeria che all'alba di quella mattina al l'ospedale Grassi di Ostia non verbalizzò le ultime parole di Renato Biagetti.
Nella scorsa udienza, dunque a quasi un anno dai fatti, il militare aveva detto che Renato poco prima di morire gli aveva indicato nell'Emiliani il suo accoltellatore. A difesa di questa tesi secondo il carabiniere ci sarebbero anche le dichiarazioni degli amici di Renato, presenti all'omicidio. Ma questo non concorda con le reali dichiarazioni dei due testimoni, Paolo e Laura, che sin dall'inizio identificarono l'accoltellatore in G. A., minorenne di Nola. E a questo punto nessuno potrà accertare la veridicità delle parole del carabiniere visto non saranno ripetute in aula: il pm le ha ritenute superflue. Toccherebbe al difensore di Emiliani, l'avvocato Bruno, rinnovare la richiesta entro il 5 luglio, come condizione per il rito abbreviato visto che la perizia psichiatrica, presentata ieri, ha ritenuto Emiliani narcisista e asociale ma capace di intendere e volere. La prossima udienza che si svolgerà a Civitavecchia il 12 luglio, sarà probabilmente l'ultima.
Rimangono tuttavia ancora da stabilire le responsabilità politiche e di favoreggiamento. A condurre le indagini nei primi tre giorni dopo l'omicidio fu la caserma dei carabinieri presso la quale lavorava il padre dello stesso imputato. Il ministro della giustizia Mastella, rispondendo ad un'interrogazione parlamentare, la scorsa settimana non ha voluto pronunciarsi sulla mancata verbalizzazione o sulla improvvisa sparizione delle ultime parole di Renato. Tutte omissioni che hanno a che vedere con il comportamento delle forze dell'ordine. Per questo motivo gli amici di Renato (presenti numerosi all'udienza insieme ai rappresentanti dei centri sociali Acrobax, Forte Predestino e Strike), di Dax (ucciso a Milano quattro anni fa per mano fascista), di Federico Aldovrandi e di Carlo Giuliani danno appuntamento dalle 11 alle 15 del 5 luglio prossimo a Roma, davanti al ministero degli interni.