A quasi un anno di distanza dalla morte di Renato Biagetti, ucciso da otto coltellate la notte del 27 agosto 2006, il Comune di Roma e l'Anpi annunciano la decisione di costituirsi parte civile. Una novità importante voluta e fortemente sperata dai familiari e dai legali del venitiseienne romano morto ammazzato dopo l'aggressione da parte di due ragazzotti pieni zeppi di tatuaggi e simboli di estrema destra: «Forza e onore», croci celtiche e altre "amenità" varie. Una notte piena di misteri quella dell'agosto scorso, di buchi e di strane amnesie. Come quella, stranissima, che colpì uno dei carabinieri che quel giorno ebbe l'opportunità di parlare con Renato poco prima che morisse. Il caldo, forse la stanchezza, fatto sta che il carabiniere dimenticò di trascrivere il verbale. Una svista? Probabilmente si, un caso, una terribile amnesia. Nient'altro giurano in commissariato.
Certo, rimane il fatto che uno dei due accusati dell'omicidio è figlio di un altro carabiniere impiegato nel nucleo di Fiumicino, lo stesso nucleo che ha condotto le prime indagini. Ed allora, in queste condizioni, le amnesie diventano stranezze. Senza contare che in questi casi il buon senso e la buona fede imporrebbe che fosse la Polizia, non coinvolta, ad occuparsi del caso. Ma così non è stato, così non è: ad oggi sono ancora i Carabinieri del nucleo di Ostia ad indagare sull'omicidio. Sono le stranezze di questo tipo che inducono a pensare male.
E che dire di quei voli per Santo Domingo trovati nelle tasche di uno degli aggressori? due biglietti di sola andata che hanno convinto i legali della famiglia di Biagetti a portare avanti una denuncia per favoreggiamento da parte di alcuni familiari ed amici dei due aggressori.
Insomma, ad un anno di distanza da quella notte alcune delle nebbie che avvolgevano quella strana morte - la morte di un ragazzo che tornava da una festa organizzata dal centro sociale Acrobax - sembrano diradarsi. I giornali parlarono di rissa tra balordi, di omicidio per futili motivi. Ma la realtà che emerge, la realtà vera appare sempre più come un omicidio premeditato e maturato dentro gli ambienti dell'estrema destra del litorale romano.
Ne è convinto Massimiliano Smeriglio, deputato e segretario romano di rifondazione, che nel corso della conferenza stampa di ieri ha chiesto senza mezzi termini la necessità di un processo pubblico, «perché l'imputato ha già richiesto il rito abbreviato e c'è il rischio che sui punti oscuri che hanno caratterizzato le fasi precedenti e successive al delitto non venga fatta chiarezza». Accanto a lui i familiari di Renato, Heidi Giuliano, la famiglia Aldovrandi e gli avvocati.
Le prossime udienze a Civitavecchia sono fissate per il 28 giugno e il 12 luglio. Intanto, l'associazione «I sogni di Renato» ha indetto due manifestazioni per il 5 luglio sotto il Viminale «per denunciare il conflitto d'interessi per cui a svolgere le indagini sull'omicidio siano stati i carabinieri della caserma dove lavora il padre del maggiore dei due indagati». L'altra è prevista per il 14 luglio in zona Ostiense.
D.V.