L'avviso è arrivato giovedì mattina. Via fax. L'hanno guardato «con sospetto» solo per un attimo, giusto il tempo di realizzare che in fondo se l'aspettavano. In alto a sinistra l'intestazione: «Corte suprema di Cassazione, quinta sezione». A sinistra l'elenco di tutte le parti civili a cui il documento è stato spedito: trenta nomi, tanti quanto quelli costituiti in oltre trent'anni di processi per la strage di piazza della Loggia. L'appello bis disposto a carico di Carlo Maria Maggi (ordinovista veneto) e Maurizio Tramonte (infiltrato dei servizi negli ambienti di estrema destra) dalla Cassazione quattro mesi fa, sarà il dodicesimo.
Ed è proprio alla sentenza del Palazzaccio che fa riferimento il fax. «Si dà avviso», si legge, che «fissa, per la decisione del procedimento proposto dal procuratore generale, udienza in camera di consiglio davanti alla Quinta sezione, collegio uno, per il prossimo 4 luglio alle ore 10». Tutti convocati a Roma di fronte alla stessa sezione che il 21 febbraio scorso ha disposto un nuovo processo di secondo grado per due degli imputati della strage del 28 maggio 1974. «Si osservano le forme previste dall'articolo 127 del codice di procedura penale», vale a dire, appunto, udienza a porte chiuse in camera di consiglio, termina il fax. Ma di cosa si tratta? Sicuramente, per le parti civili, della correzione del fatidico «errore materiale» messo nero su bianco proprio nel dispositivo della Cassazione, che rimandava sì a un nuovo processo, da celebrarsi «davanti alla seconda sezione della corte d'assise d'appello di Brescia». Che Brescia, però, non ha.
Va da sé che l'appello bis si dovrà invece svolgere davanti ai giudici (togati e popolari) di Milano. Ma va esplicitato: alla presenza delle parti, affinché acconsentano, e si possa fissare la data del nuovo procedimento.
Per i legali non può trattarsi d'altro. Primo: una camera di consiglio non entrerebbe mai nel merito. Secondo: non è possibile impugnare una sentenza della Cassazione che ha disposto un nuovo processo. Bisognerà attendere l'esito dell'appello, e di una nuova Cassazione, prima che gli imputati (e solo loro) decidano, eventualmente, per un'istanza di revisione. Ma è tutta un'altra storia.
Cancellare «Brescia» e inserire «Milano»: ecco perché sarebbero state convocate a Roma tutte le parti civili. Anzi, non proprio tutte. Nell'elenco mancano i familiari di Luigi Pinto, la vittima più giovane: dopo la morte del fratello Lorenzo, l'unico a seguire i processi, non è rimasto nessuno. Unica erede è una sorella di casa a Taranto, che peraltro è già stata contattata. Le vittime sono otto, del resto.