Dovrà essere celebrato un nuovo processo d'appello a carico di Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, due degli imputati assolti in appello per la strage di piazza della Loggia, a Brescia, del 1974. Lo ha stabilito la Corte di cassazione, che dopo quarant'anni di inchieste e processi ha accolto il ricorso della Procura generale di Brescia contro le due assoluzioni. Esce definitivamente dal processo, invece, Delfo Zorzi, l'ex estremista di destra che oggi fa l'imprenditore in Giappone: la Cassazione ha respinto il ricorso della Procura e delle parti civili contro la sua assoluzione, che è quindi diventata definitiva. "Con la strage di Brescia non c'entro nulla. Come per tutte le altre vicende in cui sono stato chiamato in causa e che si sono risolte con il riconoscimento della mia estraneità", è stato il primo commento del medico veneziano Maggi.
a sentenza della Quinta sezione penale è stata accolta con le lacrime da parte dei superstiti e dei parenti delle vittime. "Meglio di così non poteva andare", ha detto commosso Redento Peroni, uno dei 103 feriti dalla bomba piazzata sotto il colonnato. L'ordigno, collocato in un cestino dei rifiuti nel cuore della ricca cittadina lombarda, esplose alle 10.12 del mattino, il 28 maggio 1974, nel mezzo di una pacifica manifestazione antifascista, organizzata per esprimere rifiuto e condanna della violenza eversiva dopo una sequela di episodi violenti di marca neofascista che da settimane turbavano la sicurezza della cittadinanza e della democrazia. La bomba uccise otto persone e ne ferì 108.
La Quinta sezione penale di Piazza Cavour, presieduta da Alfredo Maria Lombardi, ha annullato le due condanne dopo appena due ore di camera di consiglio. Sconfessate così le assoluzioni per due degli imputati. Con questa decisione la Cassazione ha praticamente accolto quasi del tutto le richieste della pubblica accusa, rappresentata da Vito D'Ambrosio, che sollecitando un nuovo processo d'appello per non chiudere il sipario su una strage senza una verità, aveva sostenuto che Maggi sarebbe stato "l'ideatore e il mandante della strage".
La Cassazione ha anche annullato la sentenza della Corte d'assise d'appello di Brescia nella parte in cui condannava le vittime, costituitesi parti civili, al pagamento delle spese processuali in ragione dell'assoluzione degli imputati. Il nuovo processo in appello che dovrà essere celebrato dovrà anche pronunciarsi su questo punto. E' confermata invece la sentenza nella parte in cui escludeva il risarcimento da parte del generale dei carabinieri Francesco Delfino. Su questo punto il collegio non ha accolto le richieste del sostituto procuratore generale Vito D'Ambrosio, il quale aveva chiesto il rinvio in sede civile per il risarcimento a una delle vittime che aveva presentato ricorso.
"Dalla sentenza abbiamo la conferma della responsabilità della destra e dei depistaggi", ha commentato Manlio Milani, presidente dell'associazione che riunisce i familiari delle vittime. "Va rivalutata la posizione di Maggi in quanto responsabile di Ordine Nuovo, così come quello di Tramonte come soggetto interno alla destra". E Maggi riguardo a Ordine Nuovo, di cui era segretario in Veneto all'epoca della strage, Maggi rileva che "non c'entra assolutamente nulla con Brescia e le altre stragi. Non c'è mai stato un filone stragista ed eversivo. Non rientrava nei nostri programmi". Il medico, ultraottantenne, esclude di partecipare alle udienze del nuovo processo: da tempo soffre di problemi fisici. "Io vado dalla poltrona al letto. Andranno i miei avvocati all'appello. Sono vent'anni che la giustizia mi perseguita. Mi è costata un po' di soldi, ma per fortuna non tantissimi. Tanto, penso che non ci sia niente da fare. Faranno l'appello fra loro".