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Strage di Piazza della Loggia, parola alla Cassazione. Per l'accusa va rivista l'assoluzione di Maggi, Zorzi e Tramonte
Wilma Petenzi
13 ottobre 2012

Un nuovo processo per la strage di piazza Loggia. Un nuovo appello per Carlo Maria Maggi, Delfo Zorzi, e Maurizio Tramonte, tre dei quattro imputati assolti in appello dall'accusa di essere responsabili della strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974 costata la vita a otto persone e il ferimento di altre 102.

Vogliono un nuovo appello i pm Roberto Di Martino e Francesco Piantoni: venerdì 12 ottobre hanno depositato il ricorso in Cassazione alla sentenza d'appello del 14 aprile scorso che ha confermato l'assoluzione di tutti gli imputati. Per i due pm la «nuova verità» scritta dai giudici di secondo grado scagionando Maggi, Zorzi, Tramonte e Francesco Delfino «non è condivisibile». La corte, presieduta da Enzo Platè, ha offerto una ricostruzione molto diversa da quella della procura, che trasforma Carlo Digilio da testimone chiave a principale responsabile, insieme a Marcello Soffiati, fattorino-artificiere e a Ermanno Buzzi, probabile basista bresciano che segnalò ai camerati veneti l'occasione ghiotta: una manifestazione di piazza organizzata in pochi giorni dal Comitato antifascista per dire no alla violenza e alle bombe dopo la morte di Silvio Ferrari (saltato per aria mentre portava un ordigno sulla sua Vespa la sera del 19 maggio).

Per Piantoni e Di Martino la ricostruzione dei giudici d'appello non può essere accettata, perché viene attribuito a Digilio un ruolo esclusivo che non poteva avere. Per i giudici d'appello, in sostanza, Digilio, «zio Otto», ha procurato la gelignite, mentre Soffiati l'ha portata a Brescia dove è stata infilata nel cestino della piazza. Per i sostenitori dell'accusa «l'autonomia di Digilio non è condivisibile»: Di Martino e Piantoni sono convinti che l'ordine di piazzare la bomba sia stato dato da Maggi, leader indiscusso di Ordine Nuovo nel Triveneto.

I due pm non si allontanano dalla traccia originaria, dalla ricostruzione che hanno fornito anche ai giudici di primo grado: Maggi è il regista della strage, Zorzi procura l'esplosivo e Tramonte, «Fonte Tritone» dei servizi segreti militari, prende parte alle riunioni in cui viene organizzata la strage. Maurizio Tramonte, per Di Martino e Piantoni, è «confesso». Nelle veline che la fonte dei servizi inoltra al suo manovratore c'è, secondo l'accusa, la prova che fosse interno al gruppo eversivo, alla parte occulta di Ordine Nuovo che voleva organizzare attentati. Anche gli avvocati civili hanno depositato il ricorso in Cassazione: tutti chiedono l'annullamento della sentenza per Carlo Maria Maggi, perché la strage non può essere stata decisa senza il suo consenso, l'avvocato Alessandro Magoni ha presentato ricorso anche per Delfino e Federico Sinicato (parte civile Cgil) per Tramonte.

Wilma Petenzi