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Strage Piazza Loggia 1974-2012: ecco cosa è cambiato
Mario Pari
Fonte: Brescia oggi, 2 aprile 2012
2 aprile 2012

Domani, la parola ad accusa, parti civili e difesa per le repliche. Il 10 aprile, le eventuali dichiarazioni spontanee degli imputati e la camera di consiglio. Il quarto processo d'appello per la strage di piazza della Loggia ha imboccato a tutti gli effetti la dirittura d'arrivo. Iniziato il 14 febbraio scorso si è snodato con una novità fondamentale rispetto ai tre precedenti processi d'appello: la rinnovazione dibattimentale. Rinnovazione che in quanto tale ha apportato elementi importanti nel confronto tra accusa e difesa. La corte d'assise d'appello, presieduta da Enzo Platè ha ammesso solo la richiesta dell'accusa relativa all'audizione dei periti della prima istruttoria, Schiavi e Brandone, respingendo le altre. Ma l'accoglimento parziale è stato visto come un risultato molto importante dai pm Francesco Piantoni e Roberto di Martino, che anche in secondo grado, dove sono stati applicati, rappresentano l'accusa. Non è stata però l'unica novità, rispetto al primo grado, nel processo contro Pino Rauti, che potrà essere chiamato a rispondere solo in sede civile, Francesco Delfino, Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Maurizio Tramonte. Sempre in sede d'apertura l'accusa ha confermato inequivocabilmente l'esistenza di un'inchiesta della Procura di Brescia, che sta facendo luce su una pista veronese e che avrebbe portato all'iscrizione di un indagato, maggiorenne, nel registro degli inquirenti bresciani. Le difese nella prima udienza del processo sostennero che si stava facendo entrare: «attività d'indagine d'altri procedimenti, non attività integrativa, attraverso la rinnovazione». Da lì il loro voto contrario.
In realtà il punto principale, com'è stato evidenziato in questi 45 giorni, nel momento in cui si voglia cogliere una differenza evidente tra il primo e il secondo grado è la drastica selezione degli argomenti portati. Soprattutto l'accusa non ha potuto non ridimensionare il contenuto della requisitoria, che però sembrerebbe aver tratto vantaggio dalle sforbiciate. Questo ha consentito, tra l'altro, d'approfondire in modo più accentuato, rispetto a quanto avvenne davanti alla corte d'assise, uno dei passaggi ritenuti fondamentali dall'accusa e su cui si sono soffermate anche le difese. Le conversazioni tra Raho e Battiston finite al centro di intercettazioni ambientali e telefoniche. C'è la frase di Raho, in base alla quale «era trapelato, che il nonno aveva detto che Marcello Soffiati, il giorno prima della strage ...era partito con la valigia piena d'esplosivo». Una partenza che sarebbe avvenuta dalla trattoria «Lo Scalinetto» di Venezia. Ma se questa pista spinge gli inquirenti verso il «gruppo veneziano», per alcune delle difese è per esempio la prova che l'accusa crede meno ad altre piste. Quella per esempio, riferita da Digilio, in base a cui l'esplosivo sarebbe stato consegnato tra il 21 e il 22 maggio 1974 in una casaccia di Mirano, da Delfo Zorzi a Soffiati. In merito è stata la difesa Zorzi a sottolineare principalmente come la «difesa abbia abbandonato rispetto al primo grado la pista Digilio». E l'ex pentito, più ancora che Tramonte è stato il vero oggetto del contendere tra accusa e parti civili da un lato e difese dall'altro.
Anche l'audizione di Schiavi e Brandone è stata finalizzata a dimostrare che l'esplosivo utilizzato in piazza Loggia, aveva una percentuale consistente di gelignite e minore di tritolo, in modo da rendere credibile quanto riferito da Digilio nelle varie deposizioni. Ovviamente in questi 45 giorni d'udienze il punto di partenza nel lavoro delle parti è rappresentato dalle motivazioni della sentenza di primo grado. Citate con giudizi diametralmente opposti, nel senso che provenissero da accusa e parti civili, e quindi più che negativi, o dalla difesa, espressasi sempre in termini quantomeno elogiativi.
Va comunque detto che a fronte di una materia talmente delicata come può essere un processo per l'omicidio di otto persone e il ferimento di più di altre cento, tutto si è svolto, tra le parti con estrema correttezza e sotto l'impeccabile direzione del presidente Enzo Platè. Ed esistono i presupposti affinchè anche queste ultime udienze, queste ultime ore, proseguano nella stessa direzione. Prima di un verdetto che la città attende con ansia, con l'unico dichiaratissimo obiettivo di capire se per quell'eccidio si avrà un colpevole.