Il nonno, lo zio, il dottore. la valigetta, gli esplosivi e quella rimpatriata tra vecchi amici che potrebbe dare una svolta al quarto processo per la strage di Piazza della Loggia. E' tutto contenuto nell'intercettazione Raho- Battiston, avvenuta nell'abitazione del primo il 26 settembre 1995. UNA DATA CRUCIALE perche Digilio non ha ancora iniziato a parlare di piazza della Loggia. «Se non ha cantato ancora su noi due - dice Piero Battiston a Raho -... è perchè non canta. Cioè... veramente lui sta tirando nella m. quelli che gli stano sui c.». I due parlano di Digilio, il «nonno», e il timore di un loro coinvolgimento nelle indagini sulla strage di Piazza della Loggia è palpabile. Ma sono altri i passaggi che interessano gli inquirenti e su cui si è soffermato ieri Federico Sinicato, legale della Cgil e dei familiari di una delle vittime, Euplo Natali. Nell'intercettazione si parla dell'importanza dei riscontri alle dichiarazioni, ma la preoccupazione si coglie anche in questo altro passaggio di Raho: «E allora se il nonno dice la verità sulle piccole cose ..potrebbe...eh dirla anche sulle grandi». E il discorso cade su quando «per esempio era trapelato, che il nonno aveva detto che Marcello Soffiati, il giorno prima della strage di Brescia ... era partito per Brescia con le valigie piene (con la valigia piena) di esplosivo». LA FRASE CARDINE, secondo il legale è quindi questa, relativa «alla conoscenza da parte di Raho, soltanto di Raho, di una sua diretta conoscenza del viaggio di Soffiati con la valigetta da Mestre a Brescia su incarico di Maggi, che è una frase che Raho pronuncia riferendola a una conoscenza autonoma diversa dalle dichiarazioni di Digilio. Questa è la prova cardine». Ma ci sono, a detta di Sinicato altri aspetti pesanti nella conversazione e più che pesanti probatori. E' contenuta «una rivendicazione della strage» nel punto in cui si legge «Soffiati è morto .... ».Segue una breve pausa, poi Raho si lascia sfuggire un «...però». Un'altra breve pausa di Raho che infine aggiunge: «il dottore è vivo poi, però» E ancora Raho: «E il Soffiati gli serve per fargli portare la...» E' QUEST' ULTIMO il passaggio dove secondo Sinicato si fa riferimento al mandante. «Soffiati è morto - ha spiegato Sinicato - quindi non può avere più guai da queste dichiarazioni. Il dottore, che è Maggi è vivo, quindi la preoccupazione è per Maggi perchè essendo il mandante dell'invio dell'esplosivo attraverso Soffiati poteva essere imputato per la strage di Brescia» Il legale ha poi operato un raffronto con la sentenza di primo grado: «Tutto ciò ed altro, serve a porre rimedio a due errori commessi in primo grado dalla corte d'assise: il primo è quello di pensare che la prima frase, quella cardine, si dovesse riferire a Digilio, cioè a un racconto fatto da Digilio a Raho e non da altro a Raho. Rispetto a quello che Digilio aveva raccontato il secondo equivoco è quello di pensare che quella frase Digilio l'avesse pronunciata in una delle occasioni in cui erano presenti entrambi, sia Raho che Battiston, periodi che erano avvenuti perchè avevano fatto una parte della latitanza insieme, ma questo non è assolutamente vero. Noi perlomeno possiamo dare per scontato che è stata sicuramente pronunciata in presenza di Raho e non di Battiston, siccome Battiston non è in grado di collocare nel tempo il momento in cui avrebbe avuto da Digilio quest'informazione. E ANCORA: «Tra l'altro Battiston è credibile perche l'informazione va a Raho e non a Battiston e in secondo luogo i dubbi di Battiston non possono essere utilizzati per dire che quella frase generica, è il rimescolamento da parte di Digilio delle sue stesse dichiarazioni perchè Battison in realtà non è partecipe di quella prima propalazione che invece percepisce Raho». L'intervento del legale ieri ha richiesto più tempo del previsto. Si è protratto per l'intera udienza e le arringhe dei rimanenti colleghi sono previste per oggi, ultima giornata che il presidente della Corte d'Assise d'Appello ha riservato alle parti civili. IN QUELLA DI IERI, oltre all'intercettazione tanto cara anche all'accusa, si è parlato anche della credibilità di Digilio.«Si sono trovate conferme - ha detto Sinicato- alle sue dichiarazioni e una molto importante è il ritrovamento del casolare di Paese dove Zorzi custodiva gli ordigni. Poi ci sono gli spunti di Romani e altro ancora». Si riprende oggi.
Mario Pari