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Strage di Piazza della Loggia: depistaggio immediato per coprire colpevoli e servizi

La mattina del 28 maggio 1974 in piazza della Loggia il tempo si è fermato. In tutti i sensi. Sono spariti gli orologi. Tra i reperti consegnati ai periti per le analisi e per stabilire che tipo di bomba fosse stata usata e con quale tipo di detonatore e di innesco, non c'è nemmeno una molla di orologio, non una ghiera, un quadrante. Lancette e ingranaggi sono svaniti nel nulla: tutto sparito per impedire di trovare l'orologio o la sveglia usata dagli attentatori. Una vera e propria opera di depistaggio iniziata subito dopo l'esplosione per l'avvocato Piergiorgio Vittorini, parte civile nel processo per la strage di piazza Loggia. Vittorini ha dedicato il suo intervento proprio all'opera di depistaggio messa in atto dai servizi segreti deviati, insistendo sul lavaggio della piazza subito dopo l'esplosione che costò la vita di otto persone e il ferimento di altre 102, sulla raccolta di tutti i reperti finiti chissà dove, l'esperto Romano Schiavi chiamato in piazza e subito dirottato per ore in prefettura per disinnescare una scatola con un paio di ciabatte. Per l'avvocato non c'è stata improvvisazione e incompetenza, ma un disegno ben preciso: rendere impossibile l'individuazione dei responsabili.

Ma per le parti civili i responsabili sono stati individuati: sono gli imputati a processo. Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Maurizio Tramonte e Francesco Delfino sono stati assolti, ha spiegato l'avvocato Silvia Guarneri, «ma la corte d'assise ha commesso tre errori madornali: ha ritenuto il gruppo eversivo di Ordine Nuovo non operativo, non ha considerato responsabile Maggi perchè non è stato dimostrato il suo legame con Giovanni Melioli e ha considerato ambigue le frasi di Maggi che sono decisamente plateali». La concordanza macroscopica di indizi gravi, precisi e concordanti, per le parti civili, è stata ignorata dalla corte di primo grado.
Gli indizi raccolto nel corso di 16 anni di indagini, per l'avvocato Michele Bontempi, non possono dare scampo a Maggi e a Tramonte. «Maggi è colpevole - ha fatto sintesi Bontempi - per la serie di avvenimenti che legano lui e il suo gruppo alla strage: c'è la prova logica. c'è la riunione di Rovigo a metà maggio in cui avvisa i camerati di stare attenti perchè la settimana successiva ci sarà un botto, il 20 maggio c'è l'incontro a Colognola in cui profetizza ancora il botto, il 25 maggio c'è la riunione a Abano e Tramonte se ne va dicendo "Questi sono tutti pazzi", poi c'è la strage, il commento di Maggi "Questo non deve restare un fatto isolato" e la rivendicazione della strage trovata nella cassetta della posta a Vicenza». Tutti indizi pesanti e concatenati tra loro che per le parti civili valgono la condanna.

Wilma Petenzi