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Maletti: l'ipotesi dei «ragazzini»? È solida

La pista secondo cui a compiere materialmente la strage di piazza della Loggia sarebbe stata una manovalanza di giovanissimi neofascisti che si sarebbero resi disponibili a «sostituire» o comunque aiutare gli autori della strage di piazza Fontana è stata adombrata dal generale Gian Adelio Maletti, sentito anche nell'ambito del processo di piazza della Loggia. Tre giovani giornalisti, Andre Sceresini, Maria Elena Scandaliato e Nicola Palma, sono andati a trovarlo in Sudafrica e hanno ottenuto una lunga intervista esclusiva, confluita nel libro « Piazza Fontana: noi sapevamo - Golpe e Stragi di Stato: le verità del generale Maletti » (Aliberti, 2010). A una domanda sul ruolo di Carlo Digilio e dei Servizi americani. Maletti risponde: «La sensazione che ebbi ai tempi fu che gli americani si siano tirati fuori verso la metà degli anni Settanta, lasciando fare gli attentati agli italiani». Poi un passaggio chiave.
«Zorzi e Maggi, invece? - chiedono gli intervistatori - Nomi che ritornano: da piazza Fontana a Piazza della Loggia. Entrambi appartenevano al gruppo ordinovista veneto. E poi, l'abbiamo visto: l'esplosivo utilizzato in entrambe le stragi, molto probabilmente, proveniva dal medesimo deposito. Secondo lei, dal 12 dicembre 1969 al 28 maggio 1974, a distanza di cinque anni, è possibile che gli autori siano sempre gli stessi?» «Può darsi, ma ho qualche dubbio - è la risposta -. Molti di quelli che avevano tagliato la corda dopo piazza Fontana, che si erano nascosti o che erano riusciti a sfuggire alla giustizia, non avevano intenzione di ripetere un'esperienza come quella: si tenevano alla larga, delegavano ad altri l'esecuzione materiale».
«Quindi - proseguono gli intervistatori - , lei dice che la covata era la stessa, però...»
«Per restare in metafora - risponde -, io penso che i "pulcini" del 1969 erano diventati abbastanza adulti e saggi da tenersene fuori; altri, invece, più giovani e spavaldi, volevano saggiare le loro capacità. Per carità, è solo un'ipotesi, ma la ritengo piuttosto vicina alla realtà dei fatti».