Brescia. La strage di piazza Loggia, l'esplosione che il 28 maggio del 1974 provocò otto morti e più di 100 feriti, 38 anni dopo ritorna in un'aula di tribunale. L' appuntamento con il processo d'appello è per martedì 14 febbraio 2012 e sarebbero almeno dieci le udienze previste.
IL PROCESSO di primo grado, conclusosi il 16 novembre scorso, si è protratto per due anni ed era stato originato da un' inchiesta avviata nel 1993. A giudizio vennero rinviati: Delfo Zorzi, Francesco Delfino, Maurizio Tramonte, Carlo Maria Maggi, Pino Rauti e Gianni Maifredi. Quest'ultimo, malato da tempo, morì durante il processo. In primo grado i cinque imputati sono stati assolti con la formula dubitativa. L'accusa in quattro casi aveva chiesto l'ergastolo, per Rauti, l'assoluzione. A quest'ultima richiesta si erano associati solo alcuni degli avvocati di parte civile. Contro le assoluzioni è stato presentato ricorso tanto dalle parti civili quanto dalla Procura di Brescia. E proprio con riferimento al processo di secondo grado sembra che la Procura intenda chiedere un'integrazione dibattimentale.
IL PROCURATORE capo di Cremona, Roberto di Martino, che quando era a Brescia, con il collega Francesco Piantoni ha condotto l'inchiesta si limita a dire: «Mi auguro ci siano gli spazi per una riforma della sentenza di primo grado». Nonostante il nuovo incarico a Cremona, Di Martino ha preso parte al processo davanti alla Corte d'assise del Tribunale di Brescia. Per quanto riguarda l'appello, pur non essendovi al momento un atto formale, sembra possibile che Piantoni e Di Martino possano essere applicati e rappresentare anche in quella sede l'accusa. Questo potrebbe essere più semplice per Piantoni, mentre il procuratore capo di Martino, dovrà prendere in considerazione gli impegni cremonesi che, dall'estate scorsa, sono notevolmente aumentati per la nota vicenda del calcioscommesse che ha portato ad arresti e denunce. Per contro l'impegno davanti alla Corte d'Assise d'Appello, sarebbe infinitamente più circoscritto nel tempo rispetto al processo in Tribunale.
Rimane il fatto che proprio la mole di atti prodotti dall'inchiesta e portati in dibattimento, richiederebbe un lasso temporale lunghissimo per un magistrato che dovesse occuparsene ex novo. E agli atti pregressi andrebbe aggiunta, se richiesta e accolta, l'integrazione dibattimentale. La richiesta di poter rappresentare l'accusa anche in secondo grado era stata inserita da Piantoni e Di Martino negli atti con cui si chiedeva un ulteriore giudizio.
Nella richiesta d'appello, depositata nel marzo scorso, i due magistrati avevano criticato pesantemente la sentenza di primo grado.
AVEVANO espressamente parlato di «un enorme passo indietro rispetto alle precedenti sentenze». E ancora: «La sentenza conclude estendendo una sostanziale insufficienza di prove, di sapore "pilatesco" a cinque imputati la cui posizione è enormemente diversa sotto il profilo probatorio, con un giudizio che tutto livella nel nulla, che per la prima volta a nulla conduce neanche sotto un piano storico, non fornendo la benchè minima indicazione su ipotesi di responsabilità».
Il 14 febbraio, quindi, salvo colpi di scena, si tornerà a parlare in un'aula giudiziaria della bomba collocata in un cestino della spazzatura nelle ore antecedenti una manifestazione sindacale. Era il 28 maggio 1974 e da allora non è mai stato individuato alcun responsabile dell'eccidio.
Sempre secondo quanto riportato nel ricorso in appello, per i due pm, nel corso del processo è stato dimostrato che la strage è stata organizzata da Ordine Nuovo con la collaborazione dei servizi segreti deviati.
Secondo la Corte le prove a carico degli imputati non erano però sufficienti ed erano da considerare del tutto inattendibili i collaboratori di giustizia.
Per le parti civili, secondo quanto dichiarato nell'incontro con la stampa tenutosi all'indomani dell'assoluzione, proprio la formula dubitativa consentiva di non ritenere la sentenza una sconfitta completa.
MA ANCHE il processo d'appello dovrà fare i conti con un elemento che in primo grado ha presentato un conto pesante: il tempo, i 38 anni anni trascorsi da quella strage che spezzò vite, affetti e amori e che tornerà in aula proprio nel giorno dedicato ad essi.
Mario Pari