Dopo le parti civili, oggi anche la Procura di Brescia ha depositato la richiesta d'appello contro la sentenza che il 16 novembre scorso ha assolto, con formula dubitativa, Maurizio Tramonte, Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Pino Rauti, Francesco Delfino dall'accusa di concorso nella strage di piazza Loggia a Brescia. ''La sentenza" scrivono i pm Francesco Piantoni e Roberto Di Martino "conclude estendendo una sostanziale insufficienza di prove, di sapore "pilatesco" a cinque imputati la cui posizione è enormemente diversa sotto il profilo probatorio, con un giudizio che tutto livella nel nulla, che per la prima volta a nulla conduce neanche sotto un piano storico, non fornendo la benché minima indicazione su ipotesi di responsabilità''. Per i magistrati, insomma, la corte non avrebbe tenuto conto delle notevoli differenze probatorie emerse nei due anni di dibattimento tra un imputato e l'altro. Si tenga infatti conto che la stessa Procura aveva chiesto l'assoluzione per Rauti: se per lui nel dibattimento è emersa solo una "responsabilità morale", poco o nulla si è riscontrato sotto il profilo penale. Ma le posizioni degli altri imputati, a iniziare da quella di Maurizio Tramonte, sembravano decisamente più compromesse.
Per i pm, inoltre, la sentenza di primo grado ha fatto ''un enorme passo indietro rispetto alle precedenti sentenze ed a quelle, Cassazione compresa, che si sono occupate della strage di Milano (Piazza Fontana)''. ''Le parole in cui si concretizza questa resa senza condizioni - scrivono i pm - sono gia' a pag. 15 della sentenza, addirittura prima ancora che sia valutata una sola prova: "... il processo penale non serve a stabilire la verità su un accadimento ..., ma solo a stabilire se nei confronti di un determinato soggetto, in base alle regole processuali vigenti all'epoca del procedimento, quell' avvenimento si sia realizzato e lo abbia visto coinvolto al punto da potersene attribuire la responsabilità". Viene inoltre scritto nel ricorso: ''Il difetto principale di questa sentenza è quello di considerare tutti gli elementi separatamente, decidendo di volta in volta della loro autonoma valenza, senza considerarli in un unico contesto. E così, una volta concluso che Digilio è inattendibile, nessuno degli elementi, peraltro di un certo peso, che sembrano andare all'unisono con le sue dichiarazioni, vengono considerati come riscontri, ma soltanto, nella loro autonoma forza, non in grado di dimostrare a carico dei vari imputati la responsabilita' della strage. Analogamente accade per Tramonte, per le veline di Tritone, per l' intercettazione Raho-Battiston, per le dichiarazioni di quest'ultimo e per gli altri principali indizi". L'appello non è stato presentato solo nei confronti di Rauti per il quale, come detto, i pm avevano chiesto l'assoluzione con formula dubitativa.