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«Grazie a tutti, ma non è finita»

Dopo gli occhi sbarrati e la testa tra le mani, dopo lo sgomento incredulo in aula di fronte alla lettura del dispositivo e a quell'«assolve» pronunciato dal presidente della Corte come una lama in una ferita aperta, adesso è il momento della riflessione. Dell'analisi e dell'approfondimento. Del rinnovato appello a non mollare, a continuare nella ricerca della verità per quanto sia ancora possibile. E dei ringraziamenti doverosi a chi continua a crederci.
A DUE GIORNI dalla sentenza di assoluzione per Maurizio Tramonte, Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Francesco Delfino e Pino Rauti, i cinque imputati del terzo processo per la strage di piazza Loggia, Manlio Milani, presidente della Casa della Memoria e simbolo della «resistenza» di questa città assetata di giustizia, ma «ancora una volta delusa», ringrazia chi ha dedicato due anni a questo processo, e consegna a Brescia una prima lettura ragionata del dispositivo per voce dei legali.
«Ringrazio la stampa locale e mi rammarico nuovamente per l'assenza dei media nazionali, come se la strage del 28 maggio 1974 fosse solo un capitolo bresciano e non, invece, un tassello della storia d'Italia», ha esordito Milani. Dietro di lui i rappresentanti sindacali, in piedi come a sostenerlo e proteggerlo, tutt'intorno, decine di avvocati di parte civile - e qualche testimone - stavolta senza la toga.
«Ringrazio il procuratore Giancarlo Tarquini, il primo a porsi il problema dell'informatizzazione degli atti di questo processo, e le amministrazioni che hanno finanziato la digitalizzazione, sia per la fase istruttoria sia per quella dibattimentale: un passaggio che ha consentito, a tutte le parti, una migliore gestione del materiale di un procedimento tanto complesso, una lettura cioè trasversale e attenta di un milione di pagine di fascicoli che diventeranno patrimonio inestimabile degli storici da qui in poi».
Un altro grazie, di cuore, non poteva non andare alla magistratura inquirente, «ai pm Francesco Piantoni e Roberto di Martino, che in questi anni hanno portato avanti l'indagine con straordinaria passione civile e professionalità giuridica, perchè il loro lavoro, indubbiamente, sarà un punto fermo per chi verrà dopo di loro», sottolinea Milani. E, ancora, «ringrazio gli avvocati di parte civile, tutti, ma soprattutto i più giovani, che con passione enorme sono entrati nelle pieghe di questo processo con la sete di capire cosa sia successo in quegli anni: un impegno che diventa uno straordinario elemento di esperienza personale per loro, e di memoria, per noi».