Fu una Strage di destra e le responsabilità furono coperte dagli apparati deviati dello Stato. La sentenza pronunciata lunedì dal giudice Enrico Fischetti non le ha individuate, le responsabilità individuali, assolvendo tutti gli imputati, ma il processo ha delineato lo scenario con chiarezza. E se il punto di partenza è questo, condiviso da tutti, poi ci si può confrontare su tutto e parlare pure dei «danni collaterali», i torti subìti da chi per anni è stato accusato ingiustamente. Perchè la città è pronta, ormai matura per farlo. Ne è convinto per primo Manlio Milani, presidente della Casa della Memoria, che condanna le dichiarazioni shock di Viviana Beccalossi, l'onorevole Pdl che gli ha inflitto «un grande dolore» parlando alla Camera di una sentenza che non ha fatto giustizia «perchè i giudici hanno sempre indagato in una sola direzione», la destra.
Secondo Milani, i pm e tutti gli osservatori, non esiste alcun dubbio che la Strage sia nata lì. «Questo dato è assolutamente indubitabile - ha detto l'ex sindaco Paolo Corsini, intervenendo a RetroGusto, su Brescia Punto Tv, insieme allo stesso Milani, all'assessore Pdl Paola Vilardi e al consigliere comunale Pd Aldo Rebecchi -. Questo giudizio storico non appartiene alla sinistra ma è negli atti del processo e nella consapevolezza di tutto il Paese; nessuno mette più in dubbio la matrice della strage e le responsabilità di chi l'ha prodotta: certi settori della destra estrema, servizi stranieri operanti nel nostro Paese e gli apparati deviati dello Stato», quelli che attraverso la «strategia della tensione» puntavano a una svolta autoritaria, «il golpe bianco confessato da Edgardo Sogno nel suo testamento che mirava a modificare la struttura democratica del Paese per arrivare a una Repubblica presidenziale», come ha ricordato Milani. «Negare queste verità storiche è sciagurato», ha sostenuto Corsini, definendo «spudorate» le tesi di Viviana Beccalossi. «Se vogliamo davvero andare oltre e ripensare a quegli anni, dobbiamo partire da due punti fermi - ha ammonito Milani -: da un lato dobbiamo tutti convenire che quelle stragi sono ascrivibili alla destra eversiva degli anni '70 e che non è stato possibile arrivare alle responsabilità individuali solo a causa delle coperture e dei depistaggi intervenuti; dall'altro bisogna smettere di leggere i fatti per contrapposizione - la mia storia contro la tua - ma iniziare a leggerli insieme, il tuo e il mio, favorendo il dialogo e la ricerca della verità, ancora possibile». Un'apertura condivisa da Vilardi e Rebecchi e, in diretta tv, dall'avvocato Sergio Arcai, figlio del giudice Giovanni - magistrato a Brescia ai tempi della Strage - e fratello di Andrea, oggi assessore in Loggia entrato due volte nell'inchiesta, in manette la prima, da testimone la seconda. «Fra le vittime della Strage vanno inserite anche le persone che hanno subito ingiustamente sofferenze, drammi familiari e rilevanti danni economici», ha detto Arcai, in linea con la posizione Beccalossi. «Corsini ha detto di condannare il terrorismo delle Brigate Rosse pur essendo di sinistra? E ci mancherebbe! - ha commentato l'onorevole Pdl -. Io faccio di più: condanno chiunque abbia ucciso qualcuno per sostenere le proprie idee. Chi ha messo una bomba, ucciso un carabiniere o gambizzato un direttore di giornale è un delinquente e deve stare in galera. Purtroppo, c'è chi ci resta e chi invece esce subito, poi scrive libri, difende i terroristi latitanti all'estero ed è addirittura considerato un intellettuale. Ma, destra o sinistra, io non concedo alibi a nessuno». E il primo mattoncino per il dialogo è messo.