Carissimi convenuti, Egregi relatori,
E' "La verità che rompe i muri", che è al centro del vostro seminario. Una verità che reclama un percorso che si sviluppi dentro il "conoscibile" e "l'inconoscibile".
Il CONOSCIBILE è ciò che appare, il fatto in sé e quanto ha prodotto sul piano personale di alcuni "sfortunati". Esso è spesso stravolto o strumentalizzato attraverso una giustizia intesa non come "diritto riparatorio" ma come atto "risarcitorio". Atto di natura economica, e che vuole racchiudere in sé il rapporto tra vittima e istituzioni. Istituzioni che pensano con questo gesto di assolversi anche rispetto alla società.
In sostanza: Hai subito, ti pago e.... mi occupo delle commemorazioni. Sulle ragioni dei tragici eventi il "SILENZIO", con conseguente rinuncia a trasformare gli accadimenti in occasioni di presa di coscienza civile e storica.
Diversa la funzione dell'INCONOSCIBILE: il suo disvelamento potrebbe portare la vittima e la società alla normalità della vita, a cogliere nella dimensione sociale le ragioni dell'atto terroristico - in particolare per le stragi - riaffermando quel principio di reciprocità insito nel riconoscersi tra cittadino e istituzioni. Un riconoscersi che è posto a base del principio democratico.
Ma l'inconoscibile - al pari della violenza politica - resta il tratto che attraversa e segna la storia italiana, in particolare quella del dopoguerra. Un'inconoscibilità che giustifica L'IMPUNITA' delle stragi terroristiche, soprattutto quelle del periodo 1969/1974 cioè, Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Treno Italicus: 47 morti sono annullate dalla totale mancanza di colpevoli.
La conseguenza è che la giustizia da diritto si trasforma in negazione delle stesse ragioni che hanno causato l'atto terroristico ridotto a "normale" fatto di cronaca. Ma non solo: l'impunità genera ed acuisce quella impossibilità di ritornare a riconoscersi nelle istituzioni in quanto incapaci di assicurare giustizia e verità.
Ma perché l'impunità venga disvelata e ricomposta l'intesa tra cittadino e istituzioni, è necessario che lo Stato, in tutte le sue articolazioni, assuma la ricerca della verità come proprio principio guida. Un principio che ha come punto centrale il rispetto dell'autonomia della magistratura e del lavoro dei giudici.
Due iniziative messe in atto recentemente dal Parlamento sembrano andare in questa direzione. Mi riferisco alla approvazione - alla Camera - della legge sul segreto di Stato che decadrà in ogni modo dopo un periodo massimo di trenta anni. Se anche il Senato l'approverà potremo finalmente avere una legge che ci permetta immediatamente di conoscere la documentazione fino al 1977.
L'altra iniziativa legislativa approvata in via definitiva è l'istituzione del 9 Maggio come "Giorno delle memoria per le vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice". Un giorno che dobbiamo saper utilizzare come "luogo d'incontro, di confronto e di dialogo" per riflettere sul significato e sulle conseguenze della violenza politica in Italia, rapportandola con il terrorismo esterno.
Ma perché ciò sia possibile è necessario che ogni espressione politica sappia "guardare dentro" la propria storia senza contrapporla alle altre, ma cercando di capire "quanto delle propria cultura" ha contribuito - consapevolmente o no - a impedire la sconfitta di quel ricorso alla violenza che sembra non finire mai.
Solo assumendosi ognuno la propria parte di responsabilità riusciremo a capire le ragioni che hanno insanguinato il Paese, condizionato prima e ricattato poi lo sviluppo democratico del Paese.
Se tutto ciò avverrà, anche quelle vittime che sono tuttora prive di giustizia, potranno finalmente trovare un luogo ove riposare e noi potremo dire che la loro vita violentemente interrotta non è risultata inutile.
IL PRESIDENTE
Manlio Milani
MEMORIACONDIVISA
testimonianze, riflessioni, iniziative, documentazioni
sullo stragismo e il terrorismo
Note: