da "Il pianto della scavatrice" (tratto dalla raccolta lirica “Le ceneri di Gramsci”)
"Solo l'amare, solo il conoscere conta, non l'aver amato, non l'aver conosciuto. Dà angoscia il vivere di un consumato amore. L'anima non cresce più."
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agosto 2005
Di Enrico Campofreda
Rileggere Pasolini. Non tanto per ricordarlo: non l’abbiamo mai dimenticato né per tornare da lui: non s’è verificato alcun abbandono. Riproporlo sì, avvicinare ancora le opere di quel grande intellettuale che è stato e che un odioso crimine ha sottratto prematuramente all’Italia e alla cultura internazionale. S’è detto e ripetuto che si è trattato d’un crimine politico, ideologico, culturale, il lavoro cinematografico di Marco Tullio Giordana “Pasolini un delitto italiano” compie una ricostruzione dei fatti che molto s’approssimano alla verità e rammenta le responsabilità dirette, il controverso verdetto del processo e l’omertà del Potere. E la stessa omertà di coloro che, pur non identificandosi col Potere, vedevano nel poeta un uomo estremamente scomodo. Una coscienza critica della società e degli schieramenti politici, nessuno escluso, che era meglio emarginare. Rivisitiamo parole, idee, verità, opinioni di questa mente libera e lirica che, attraverso sensibilità e percezione profonde, ci porta alla comprensione di uomini e cose del vivere quotidiano. Il suo straordinario intuito gli faceva cogliere con un trentennio d’anticipo quella realtà oggi sotto gli occhi di tutti. Ci affidiamo alla sua raccolta civile più dibattuta e contestata: “Scritti corsari” proponendo passi da alcuni fra i brani più noti e significativi.