Due anni e otto mesi per due vicequestori, Fabio Ciccimarra e Carlo Solimene e altri tre poliziotti; pene un po' meno per altri quindici agenti, da 2 anni e 6 a un anno e 6. Per tutti le accuse principali è sequestro di persona e falso aggravato. Perché il 17 marzo del 2001, nella caserma Raniero di Napoli, non vi fu una normale attività di polizia giudiziaria. La prova sta nel fatto che mai sarebbe stato contattato il magistrato di turno. E le falsità prodotte durante dopo hanno fatto sì che la requisitoria dei pm Marco Del Gaudio e Fabio De Cristofaro, pronunciata ieri a Palazzo di Giustizia, arriva a 8 anni e mezzo dalle violenze della polizia che prepararono le mattanze scientifiche del G8 genovese e durante le quali fu proprio Ciccimarra (assolto in primo grado) a firmare con altri pezzi da 90 della ps il verbale della Diaz.
Il 17 marzo 2001. Per la prima volta l'Italia sentì parlare di "zona rossa" quando scattò la trappola ai danni di un intero corteo ingabbiato in piazza Municipio. L'arcipelago altermondialista era lì a contestare il Global forum sull'e-government. Ministro degli Interni era l'ulivista Enzo Bianco che si complimentò con la polizia per la risposta "memorabile" alla manifestazione autorganizzata, la più grande vent'anni. Non fu dunque una perdita di controllo da parte di settori limitati della questura guidata all'epoca dal questore Izzo, pezzo grosso del Sap. I manifestanti furono caricati in ogni angolo della "gabbia" di Piazza Municipio, il blue bloc - polizia, carabinieri e finanzieri - ostacolò le ambulanze e, negli ospedali, fecero melina con i medici per prolungare le sofferenze dei feriti. Ma, soprattutto, i fermati vennero sottoposti a violenze fisiche e psicologiche nelle caserme e nei commissariati in cui furono trasportati.
Secondo l'accusa di questo processo lungo e complicato, 83 manifestanti furono rapiti dagli ospedali e portati nella caserma Raniero, la sede della Mobile, per essere oggetto di abusi e violenze per due ore e mezzo, tra le 12.30 e le 15. Sputi e insulti all'ingresso. In ginocchio e faccia al muro con le mani dietro la testa. Per ore. La fotocopia di Bolzaneto. La prova generale di Genova. Manganellate, calci e pugni a persone immobilizzate: si dovrebbe dire torture ma quel reato in Italia semplicemente non esiste, grazie alla Lega. All'indomani dei fatti la Procura di Napoli osò arrestare otto agenti, poi scarcerati dal riesame, e i loro colleghi scesero in piazza contro i magistrati. Alle richieste di pena seguiranno le conclusioni di parti civili e difensori. A Natale, forse, il dispositivo della sentenza. Il sequestro di persona è punito da 1 a 10 anni e, forse, il pm s'è tenuto basso considerando che alcuni imputati sono decorati per l'impegno contro la criminalità. «In quasi tutti i casi - spiega a Liberazione , Liana Nesta, una dei legali dei manifestanti - è stata chiesta l'interdizione dai pubblici uffici e una pena che non prevede la condizionale. E questo è un elemento forte che dà corpo all'avvertimento del pm contro l'impunità che li renderebbe più violenti».