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rassegna stampa 12

19 AGOSTO 2006
PUGLIA: 2 MORTI IN UNA CISTERNA
http://www.ilmanifesto.it/
Puglia, in meno di 24 ore due omicidi bianchi a Monopoli e un infortunio grave all'Ilva di Taranto
Manuela Cartosio
Dopo la breve pausa ferragostana, la falce degli infortuni sul lavoro torna a mietere vittime. Con particolare accanimento in Puglia dove ieri, all'Oleificio Italiano di Monopoli, due operai sono morti in una cisterna che stavano pulendo. Intossicati probabilmente dalle esalazioni dei residui depositati sul fondo. Sempre ieri, un agricoltore calabrese di 70 anni, Vittorio Triestino, è morto a causa del ribaltamento del trattore. Giovedì all'Ilva di Taranto un operaio è rimasto schiacciato tra un tubo e un macchinario: è in gravi condizioni per lo sfondamento del torace e varie lesioni interne. All'Ilva, una settimana fa, due operai erano stati licenziati per «eccesso di infortuni».
Beniamino Argentina, 55 anni, e Giuseppe Parisi, 33 anni, erano dipendenti della ditta Taurisano di Francavilla Fontana. Nell'oleificio, chiuso per ferie, la ditta stava togliendo da fosse e cisterne i residui della passata spremitura e l'acqua piovana. La temperatura molto calda potrebbe aver rinforzato le esalazioni e il loro effetto tossico. Noi non c'entriamo nulla, mette le mani avanti la proprietà dell'oleificio, la produzione era ferma e i due morti erano dipendenti di una ditta esterna. Il che è vero, ma piacerebbe conoscere il prezzo spuntato dalla ditta Taurisano per svolgere i lavori di manutenzione.
L'oleificio di Monopoli, con un centinaio di addetti, è il più grande in provincia di Bari. E' un'azienda «integrata». Oltre a produrre olio, recupera energia dalle biomasse e smaltisce rifiuti.
Con due morti per non meglio precisate «esalazioni» la parola rifiuti, ovviamente, fa rizzare le antenne. Ma è noto che i residui della produzione dell'olio possono sviluppare gas tossici. E la cisterna dove i due operai sono morti, stando ai primi accertamenti, era usata proprio per il ciclo dell'olio.
Manutenzioni affidate a ditte esterne, catena dei subappalti nell'edilizia, lavoro nero (qualche volta schiavistico) in agricoltura. Sono le tre cause degli infortuni in Puglia, secondo Mimmo Pantaleo, segretario regionale della Cgil. Poi c'è il caso «tutto particolare» dell'Ilva di Taranto dove l'aumento dei ritmi e il taglio dei costi si somma «all'atteggiamento provocatorio e di sfida tipico del Gruppo Riva». Pantaleo apprezza i ripetuti interventi di Napolitano e Bertinotti contro l'insicurezza, plaude alla campagna dell'Osservatore romano sulle morti bianche, coglie l'intezione positiva del governo di porre argini alla strage. «Tutte cose importanti, ma non sufficienti». Per una «svolta radicale» occorre una drastica riduzione del lavoro precario, irregolare e nero.
E' quel che si impegna a fare, negli appalti di sua competenza, la Regione Puglia. «Basta con i bollettini di guerra», dice Onofrio Introna, assessore alle opere pubbliche, «da parte nostra rafforzeremo anche con nuove leggi le prescrizioni sugli oneri e le misure di sicurezza».
All'inizio di settembre il presidente regionale Nichi Vendola parteciperà a un'assemblea davanti all'Ilva di Taranto. «Alle primarie e alle elezioni gli abbiamo dato una forte mano, adesso deve restituircela», dice senza peli sulla lingua Massimo Battista, dell'esecutivo Fiom all'Ilva. Il sindalista si dice certo che l'infortunio di giovedì è stato causato dalla «solita pressione» a fare il massimo della produzione. Pur di non perdere tempo, sono state «bypassate» le prescrizioni di sicurezza imposte su un macchinario che negli anni scorsi aveva provocato un infortunio mortale e un altro costato una gamba a un operaio. Si tratta della macchina usata per «cianfrinare» (smussare) i tubi. Giovedì sera, subito dopo l'infortunio, al reparto Tub2 è partito uno sciopero di 36 ore. «Praticamente spontaneo», dice il sindacalista, «la gente ormai è esasperata da soprusi e infortuni, uno sa come entra ma non sa in che condizioni esce».
I tre infortuni pugliesi hanno «costretto» ancora una volta il ministro del lavoro Cesare Damiano a elencare le contromisure del governo. La novità più sostanziosa è la revisione della normativa sugli appalti «per inserire nelle clausole del maggior ribasso criteri che facciano riferimento agli standard di sicurezza, alla qualità del lavoro e alle retribuzioni fissate dai contratti nazionali».
«Ci aspettiamo che il governo operi affinché la competitività delle imprese non sia più pagata dalla pelle dei lavoratori», dice Paola Agnello Modica, responsabile salute e sicurezza Cgil. Anche lei deve ri-citare l'Oms: «Gli infortuni gravi e mortali sono statisticamente e tecnicamente prevedibili e, quindi, prevenibili».

24 agosto 2006
Infortuni, la strage continua Ieri 4 morti. Ilva protagonista
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Da Trento a Taranto nuova serie di tragedie nei cantieri e nelle fabbriche. Nello stabilimento siderurgico pugliese gli «incidenti» sono ormai all'ordine del giorno. I sindacati annunciano scioperi e una giornata per la sicurezza - Michele Simeone
I morti sul lavoro continuano ad aumentare, nonostante i vari richiami arrivati in questi mesi da parte di tutte le istituzioni. Ieri i morti sono stati tre (quattro se si conta anche un operaio dell'Ilva, infortunato però una settimana fa). Il primo in provincia di Messina. Un giovane operaio di 28 anni di Gioiosa Marea ha perso la vita per colpa di una scarica elettrica proveniente, probabilmente, dall'impianto di illuminazione della piscina in cui stava lavorando. La magistratura ha già aperto un'indagine ed è stata disposta l'autopsia sul corpo del giovane. Il secondo incidente mortale si è avuto nello stabilimento di «Carpet Backing» a Ceniga Dro, in Trentino. Un uomo di 51 anni, Luciano Daniele, a causa di un malore alla fine del turno ha perso l'equilibrio ed è caduto in una buca profonda quattro metri. La morte, secondo il medico legale è stata provocata da un arresto cardiaco. Ieri è morto anche l'uomo che il 4 agosto scorso era stato ricoverato per ustioni riportate durante l'incendio divampato nella carrozzeria dove lavorava in provincia di Firenze.
Gli episodi si vanno ad aggiungere alle 496 morti bianche fatte registrate negli ultimi 5 mesi di quest'anno. Altro aumento riguarda gli infortuni sul lavoro passati da 375.215 dei primi 5 mesi del 2005 ai 376.495, calcolati tra gennaio-maggio 2006, con un incremento di denunce pari a 1.200.
Ieri ci sono state altri due infortuni. A Trento un lattoniere di 47 anni mentre stava saldando la grondaia di un'abitazione è scivolato da 7 metri riportando un forte trauma addominale. L'uomo è stato ricoverato di urgenza in prognosi riservata. Sempre a Trento un mezzo agricolo ha schiacciato un agricoltore mentre cercava di liberare il suo mezzo rimasto impantanato in un bosco.
Situazione allarmante all'acciaieria Ilva di Taranto, dove si è appreso di un nuovo incidente sul lavoro.
L'operaio, Cosimo di Briganti di 43 anni, è precipitato da un'altezza di quasi 20 metri, mentre stava scaricando materiali da un montacarico, la porta del piano superiore si è aperta senza preavviso facendo precipitare l'uomo, che ha riportato microfratture alla testa e contusioni sul resto del corpo. Massimo Battisti della Fiom, ha ricordato che «l'impianto dove operava il lavoratore era appena stato messo a nuovo e ancora non aveva avuto tutte le autorizzazioni per essere operativo. Ma nonostante le prescrizioni del dipartimento alla sicurezza della Asl, il signor Riva non ha fatto nulla, pur di continuare a far profitto». Sempre per colpa di un incidente nello stabilimento Ilva è morto in ospedale l'operaio di 32 anni, Vito Rafanelli. L'uomo venerdì scorso aveva subito lo schiacciamento del torace dovuto alla caduta di un tubo di ferro. I sindacati da mesi sono sul piede di guerra contro l'azienda e reclamano un intervento urgente di tutte le istituzioni preposte ad intervenire. Per il segretario nazionale della Fiom, Giorgio Cremaschi, «nello stabilimento si respira un clima fatto di pressioni e nervosismo che ha come scopo quello di portare i lavoratori a farli operare in modo non sereno. Non si capisce dove il signor Riva vuole arrivare imponendo questo regime aziendale, dove la carta dei diritti dei lavoratori viene calpestata ogni secondo».
Fim, Fiom e Uilm hanno inoltre programmato da lunedì 28 agosto a venerdì 1 settembre una serie di assemblee nei reparti del siderurgico, mentre da lunedì 4 settembre a venerdì 8 settembre si svolgeranno scioperi a scacchiera di 4 ore al giorno. Nel frattempo è già prevista per metà settembre, una giornata nazionale della Fiom, per la libertà, la giustizia e i diritti dei lavoratori dell'Ilva di Taranto.

25 agosto 2006
Infortuni Un morto e tre feriti
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Nuovi morti e infortuni, ieri, nei cantieri italiani. Ha perso la vita un operaio bresciano di 65 anni precipitato dal tetto del capannone mentre svolgeva lavori di manutenzione, nella ditta di alimenti per cani dove lavorava. I motivi della rottura del tetto sono ancora da accertare. Sempre nel bresciano, un altro operaio di 45 anni è rimasto gravemente ferito nell'officina meccanica dove prestava servizio. Mentre stava montando un macchinario un pezzo si è staccato colpendolo all'arcata del sopraccigliare sinistra. Gli infortuni sul lavoro nel bresciano sono aumentati del 106% rispetto all'anno scorso, contro la media regionale del 25%. Per quanto riguarda le morti bianche, quest'anno nel bergamasco si sono verificati già 11 decessi, contro le 8 vittime verificatesi nel totale del 2005.
Continua intanto la serie di infortuni all'Ilva di Taranto. Due operai, ieri mattina, sono rimasti feriti. Il primo, Michele Gargano, è caduto da una scala dell'officina di manutenzione. Il secondo, Giancarlo De Nicola, è stato colpito da un cilindro idraulico. Entrambi sono stati ricoverati in ospedale.
All'Ilva si è recato nella stessa giornata di ieri il sottosegretario alla salute, Antonio Gaglione, che insieme al direttore dell'Ilva, Luigi Capogrosso, ha messo a punto una serie di interventi per verificare il grado di sicurezza e di ammodernamento degli impianti. Il sottosegretario ha ricordato al gruppo siderurgico della famiglia Riva la necessità di investire ampie risorse per garantire la sicurezza dei lavoratori. Nella stessa giornata è intervenuto anche l'assessore regionale alle opere pubbliche, Onofrio Introna, in sostituzione del presidente della regione Nichi Vendola, affermando che «la Regione Puglia interverrà con forza, affinché per i lavoratori andare in fabbrica non continui a significare andare in guerra».