Si è svolta oggi a Torino, nella maxi-aula 1 del Palagiustizia, la 92esima udienza del processo penale ThyssenKrupp, dedicata alle repliche dei PM e degli avvocati dell'accusa, in rappresentanza di lavoratori dell'acciaieria, prossimi congiunti delle vittime, sindacati, Regione Piemonte, Provincia di Torino, Comune di Torino e altri enti che si sono costituiti parte civile.
Tra il pubblico erano presenti una quarantina di studenti del liceo scientifico Marie Curie (Collegno) e dell'Ites Rosa Luxemburg (Torino), accompagnati da alcuni insegnanti.
L'udienza è iniziata con le repliche dei PM Laura Longo e Francesca Traverso, che hanno criticato la tesi della Difesa (che ha chiesto l'assoluzione per tutti gli imputati, ndr) secondo cui non ci sarebbe alcun responsabile per l'incidente che ha causato la morte dei 7 operai nel rogo del 6 dicembre 2007 avvenuto nell'acciaieria di corso Regina Margherita 400.
"L'unico che la difesa è pronto a sacrificare - ha dichiarato il PM - è il direttore dello stabilimento di Torino, Raffaele Salerno. Viene sacrificato per lavare le colpe di tutti, come Benjamin Malaussène, il personaggio inventato dallo scrittore francese Daniel Pennac, che di professione fa il capro espiatorio".
"Ha delle colpe - spiega il PM - ma non è tutta colpa sua: aveva minore potere rispetto agli imputati ternani e all'amministratore delegato Harald Espenhahn".
Espenhahn, in particolare - secondo l'accusa - dopo aver deciso di chiudere lo stabilimento torinese, avrebbe scelto coscientemente e volontariamente di non fare più alcun investimento per la prevenzione degli incendi (da qui, l'ipotesi accusatoria di omicidio con dolo eventuale, ndr).
Per il Pubblico Ministero, l'AD tedesco avrebbe accettato il rischio dell'evento e avrebbe deciso scientemente di non adottare misure antincendio (in particolare, un sistema automatico di rilevazione e spegnimento incendi), di non modificare il Piano di sicurezza (ad esempio, prevedendo l'evacuazione degli operai in caso di incendio) e di non fermare gli impianti delle linee di produzione torinesi.
Il PM Raffaele Guariniello ha quindi sottolineato l'importanza di "questo giusto processo, di cui il nostro Paese può avere vanto" e ha ribadito di avere chiesto pene ragionevoli per quello che "non è un caso mediatico, ma un infortunio gravissimo, non solo per le vittime e i loro familiari, ma per il contesto in cui è maturato e per l'atteggiamento del datore di lavoro".
Sono quindi seguite le repliche degli avvocati delle parti civili. Tra i vari interventi, c'è stato quello dell'avvocato Cosimo Maggiore della Regione Piemonte, che ha ripetuto la richiesta di risarcimento di 1 euro per ogni abitante della Regione. "Una richiesta elevata - ha detto l'avvocato Maggiore - perché in quest'aula non ho mai sentito un'ammissione minima di responsabilità. Si è cercato sempre di scaricare le colpe sugli altri: lavoratori, sindacati, enti locali".
L'avvocato Sergio Bonetto (in rappresentanza di ex operai dell'acciaieria) ha espresso stupore per la presunta corresponsabilità degli operai e ha affermato che il rischio non fa parte del normale rapporto di lavoro: "gli operai della ThyssenKrupp non erano soldati volontari in missione in Afghanistan". "Per la ThyssenKrupp la soglia dei diritti alla sicurezza viene decisa solo dall'impresa e non può essere sindacata da nessuno. Avete trasformato i lavoratori in sagome umane per lanciatori di coltelli - ha concluso Bonetto - e adesso non volete neanche pagarli".
Le prossime udienze sono previste per mercoledì 13 aprile e venerdì 15 aprile, con le repliche della Difesa. Già nella mattina del 15 aprile la Corte d'Assise si riunirà in Camera di consiglio per preparare la sentenza, che potrebbe venire emanata già nel tardo pomeriggio o in serata.
Una troupe di Sicurezza e Lavoro seguirà la giornata processuale del prossimo 15 aprile.