Al lavoro in quella acciaieria infernale c'era pure lui, Antonio Boccuzzi, adesso parlamentare Pd. Anche lui, adesso, è rimasto esterrefatto dalla presa di posizione della difesa nel processo per i 7 colleghi morti. Così come è indignata Laura Rodino, sorella di Rosario, morto a 26 anni.
Il consulente della difesa ha sostenuto che c'è stata negligenza da parte di chi operava quella notte sulla linea cinque.
B: Un'altra volta riaprono ferite che non si chiuderanno mai. Ciò che fa male è il presupposto da cui partono, ovvero che esista una verità tecnica che prescinde dalle deduzioni e dalle testimonianze. Con i suoi test e numeri il professor Betta pensa di essere padrone di quanto accaduto quella notte. Io che c'ero posso invece dire che quanto sostenuto dal docente non corrisponde a verità. Ma la cosa peggiore è l'insulto rivolto a chi oggi non c'è più e non si può difendere. Vengono addossate delle responsabilità molto pesanti. E' inaccettabile. Noi ci precipitammo senza esitazione sull'incendio, che sembrava tranquillamente domabile. Se gli estintori fossero stati carichi il fuoco sarebbe stato domato: questa è l'unica verità.
Smentisci quindi che si sia perso tempo e che la linea fosse sporca?
B: Quel pomeriggio io ed Antonio Schiavone ripulimmo la linea dalla carta. Il problema è che il sito si sporcò nuovamente in quanto i rotoli d'acciaio lavoravano più velocemente di quanto la macchina poteva sopportare, in questo modo la carta si impregnava e si attaccava nuovamente. L'errore quindi è di chi diede l'ordine di lavorare a ritmi insostenibili. Noi facevamo più del nostro dovere nella pulizia della linea, talvolta anche rischiando.
Secondo te la difesa degli imputati sta tentando di responsabilizzare i deceduti?
B: Penso di sì e questo mi fa molto male. E' comunque il solco in cui si muove la filosofia difensiva dall'inizio del processo: cercano di addossare le responsabilità su chi non si può difendere. Inoltre credo che da parte loro ci sia anche la preoccupazione perché qualcuno si è salvato e ora può raccontare.
Laura, vi sarebbero grosse responsabilità da parte di chi operava quella sera sulla linea cinque. Quindi anche da parte di tuo fratello.
R: Sono scioccata da queste affermazioni. Mio fratello e gli altri non erano vigili del fuoco. Se mio fratello non si fosse accorto dell'incendio, o se ne fosse fregato, a quest'ora sarebbe ancora vivo. Intervenire è stata la sua colpa. L'azienda risparmiava sui dispositivi di sicurezza. Non capisco, pretendeva che mio fratello e tutti gli altri operai della fabbrica si comprasse un dispositivo anti incendio personale? Solo in questo caso non sarebbero stati negligenti? Il problema è che si sono accorti subito del fuoco, sono intervenuti, ma si è rotto il tubo d'olio quando sono arrivati. E' poi appurato che l'estinguente è durato solo nove secondi. Tutti i giorni spegnevano fuochi in quelle condizioni. Sono stati mandati a morire, punto e basta.
Guariniello ha commentato così l'audizione del prof Betta: "Dicono che è colpa degli operai morti senza ammetterlo".
R: E' vero. Ma noi abbiamo un testimone chiave che è Boccuzzi: dalla sua testimonianza si trarrà la verità e non certo dalle lezioni accademiche che portano in aula professori vari.
Come sta andando il processo?
R: Mio fratello è morto da quasi tre anni e i responsabili di questo scempio sono liberi, fanno shopping, feste di compleanno e fra pochi giorni andranno anche in ferie. Noi aspettiamo il giorno in cui li vedremo marcire in galera perché sono colpevoli fino all'osso.
Come state voi adesso?
R: C'è solo più una sofferenza atroce. Tutti i giorni io penso a mio fratello che mi viene incontro avvolto dalle fiamme. Siamo indignati perché gli assassini di mio fratello sono liberi. Ci aspettiamo un pena esemplare, non ci sono alternative.