Ogni 52 secondi in qualche parte del mondo muore una persona per un tumore dovuto al lavoro che ha svolto. Sono oltre 600mila all'anno le vittime di questa strage.
Da questa consapevolezza, è partita la campagna sindacale internazionale "Zero cancer", ovvero cancro zero, sulla più violenta e subdola delle malattie al lavoro, che miete molte più vittime degli infortuni e delle altre malattie professionali. La coalizione che l'ha lanciata comprende le federazioni sindacali internazionali di undici settori, in rappresentanza di oltre 300 milioni di iscritti in oltre 150 paesi.
Al tumore professionale viene dedicato quest'anno il 28 aprile, cioè la giornata internazionale sugli infortuni e le malattie sul lavoro. Il movimento sindacale, come ogni anno dal 1996, celebra questa ricorrenza, con eventi tesi a focalizzare l'attenzione delle istituzioni e della società sull'altissimo prezzo pagato dal mondo del lavoro, spesso nell'ignoranza e nel cinismo circostanti.
I sindacati di tutti i paesi del mondo si attiveranno nella campagna con assemblee ed iniziative, a partire dalla richiesta del totale bando dell'amianto, che solo nel 2005 è stato totalmente proibito in Europa. L'amianto uccide almeno 100 mila lavoratori ogni anno, cioè uno ogni 5 minuti. Eppure non solo non è ancora proibito dappertutto nel mondo, ma risulta persino che la sua produzione globale sia in aumento.
Le malattie oncologiche oggi colpiscono mortalmente oltre sei milioni di persone all'anno nel mondo e gli esperti internazionali prevedono che saliranno a oltre nove milioni nel 2020.
I luoghi e le condizioni di lavoro, l'assenza di prevenzione adeguata e l'utilizzo di sostanze la cui sicurezza non viene accertata, sono tra le cause troppo spesso sottaciute di quest'epidemia. Si stima che i tumori professionali causino almeno un terzo di tutte le morti per causa di lavoro. Eppure, poco, pochissimo o per nulla si parla di cancro professionale. Molti prodotti sono immessi in produzione e poi nel mercato senza che se ne conoscano le caratteristiche ed i possibili rischi di tossicità e senza garanzia sulla loro innocuità.
La struttura sociale nasconde nel cinismo, nega nell'indifferenza, rimuove non solo l'ammissione, ma persino la supposizione che possa esistere un nesso e, quindi, una responsabilità del mercato e della produzione. Una delle percentuali più diffuse quantifica l'incidenza del tumore professionale nel 4% del totale, ma in realtà è un dato che deriva da uno studio fatto ca. 25 anni fa. Studi più recenti dimostrano che i tumori per lavoro sono tra l'8 ed il 16 % del totale e che, perciò, almeno un tumore ogni dieci deriva da cause legate all'attività lavorativa.
Alcuni tipi di lavoro hanno delle esposizioni al rischio più evidenti, altri meno, ma non per questo sono meno pericolosi. Di fatto, oggi più che mai un crescente numero di persone è esposto al rischio di cancro, soprattutto perché la chimica è entrata a far parte di ogni segmento della vita. Se ancora un secolo fa nessuno parlava di tumore ai polmoni, adesso sono almeno 100 mila le sostanze chimiche con cui si entra quotidianamente a contatto nei luoghi di lavoro. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità il 20-30% degli uomini ed il 5-20% delle donne della popolazione in età lavorativa è esposta al rischio di tumore ai polmoni per ragioni professionali. E, ovviamente, questo incide di più in chi lavora in produzione piuttosto che se è addetto a funzioni dirigenziali. Si stima infatti che il 25% degli operai vi siano esposti. E comunque non sono solo i lavoratori dell'industria ad essere interessati. Parrucchieri, medici, insegnanti, commercianti, infermieri e molti altri lavoratori muoiono di tumore professionale. Secondo il database Carex, che riguarda le esposizioni professionali alle sostanza cancerogene, nell'Unione Europea all'inizio degli anni Novanta da 22 a 24 milioni di lavoratori erano esposti a queste sostanze in quelli che allora erano i quindici Stati membri.
L'agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) elenca più di 50 sostanze che sono certe o probabili cause di tumore professionale ed altre 100 possibili.
Il cancro contratto nei luoghi di lavoro, come tutte le malattie professionali, non è una calamità naturale, ma il risultato di condizioni di lavoro insalubri e insicure. Il sindacato internazionale chiede prevenzione e responsabilità certe, per garantire la dignità del lavoro ed il rispetto dei diritti fondamentali, a partire da quelli della salute e della sicurezza.