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Grosseto: 60enne suicida ad agosto, notizia tenuta nascosta
Claudio Messina (Presidente Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia)
Fonte: Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, 5 ottobre 2006
5 ottobre 2006

Quel poveretto si è suicidato, non ricordo se di lunedì, ma certamente nei primi giorni di agosto, subito dopo l'entrata in vigore della legge sull'indulto, e non ora come pare di capire dal vostro articolo. La direzione e gli operatori della Casa Circondariale di Massa Marittima hanno tenuta ben nascosta la notizia, perché certo è assai imbarazzante spiegare come possa accadere una simile tragedia in un istituto a custodia attenuata - che mediamente ospita una ventina di detenuti prossimi al fine pena - dove si cerca di sviluppare progetti di reinserimento attraverso la ricerca di lavoro all'esterno.

Nell'istituto di Massa Marittima, che è sotto la responsabilità di una direttrice presente una volta la settimana, operano un'educatrice a tempo pieno, un educatore esperto a tempo parziale, due psicologhe, oltre ad altri operatori istituzionali e molti agenti di polizia penitenziaria, un cappellano, e alcuni volontari.

Nessuno conosce la causa che lo abbia indotto al tragico gesto. Sta di fatto che questa persona, dopo essere stata scarcerata nei primi giorni di agosto, a distanza di due giorni è stata nuovamente arrestata, pare a causa di un pasticcio combinato dagli uffici (un errore nell'applicazione dell'indulto, notificato dalla procura sbagliata).

L'uomo era un esperto d'arte e pittore lui stesso, ed aveva una mostra di sue opere allestita proprio a Massa Marittima. Chi l'ha conosciuto lo descrive come un soggetto molto particolare ed incline a stati d'animo assai mutevoli. La sua nuova carcerazione, una volta rimesso ordine nelle carte giudiziarie, sarebbe probabilmente durata solo alcuni giorni, ma lui vi ha messo fine prima con il suo gesto estremo.

Chi può sapere cosa gli sia passato per la testa? Fatto sta che i compagni che lo hanno visto nelle sue ultime ore di vita hanno notato in lui uno stato evidente di malessere, di abbattimento. Possibile che nessun'altro, tra tutti gli operatori, si sia accorto dello stato di disagio sofferto e non abbia ritenuto di dover intervenire in qualche modo per rassicurarlo e per accertarsi delle sue condizioni psichiche?

Non è alcun modo tollerabile che un fatto del genere sia accaduto proprio in un istituto così piccolo (oggi ci sono rimasti solo 6 - 7 detenuti) che ha la pretesa di sperimentare progetti speciali di reinserimento socio-lavorativo collegati alle realtà territoriali pubbliche e private.

Tutti ci attendiamo che il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria adotti infine dei provvedimenti risolutivi delle molte problematiche - di cui questo assurdo suicidio è sintomatico - finora evidenziate dalla Casa circondariale di Massa Marittima.


Claudio Messina, Presidente Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia