È andato al di là di ogni previsione l'effetto svuota - carceri dell'indulto. Al momento, nei 205 istituti di pena italiani sono rimasti 37.570 detenuti, contro gli oltre 61 mila di due mesi fa. A beneficiare dell'atto di clemenza votato dal Parlamento e proposto dal ministro della Giustizia, Clemente Mastella, sono stati 24.729 detenuti, di cui 8.711 stranieri. A loro vanno aggiunte altre 13.956 persone che scontavano il resto della pena, definitiva o provvisoria, in casa.
Finora sovraffollate (possono contenere in sicurezza 45 mila detenuti), le carceri italiane si sono così ritrovate addirittura sotto utilizzate. Con alcune conseguenze paradossali. In alcuni istituti non è rimasto neppure un detenuto, come in quello di Spinazzola a Bari, o nel carcere femminile di Empoli, dove una sola detenuta è custodita da 40 agenti della polizia penitenziaria. Decine di piccole carceri improvvisamente sono quasi vuote e per migliaia di agenti è arrivato, dopo molti anni, l'invito a godere integralmente delle ferie e a smaltire nei mesi estivi i permessi arretrati.
Il maggiore sindacato della polizia penitenziaria, il Sappe, ha proposto di chiudere provvisoriamente gli istituti occupati per meno della metà dei posti disponibili e risparmiare (un detenuto costa almeno 150 euro al giorno) quei denari che potrebbero servire a ristrutturare gli edifici carcerari. Rebibbia a Roma, che ospitava 2 mila detenuti, oggi ne contiene 1.200. In testa alla classifica dei benefici la Lombardia con 3.400 detenuti usciti, davanti alla Campania con 2.931, la Sicilia con 2.685 e il Lazio con 2.400.