Un malore improvviso nella sua cella, la corsa all'ospedale, la morte per cause ancora tutte da accertare. Il protagonista della tragica vicenda è Pierangelo Atzeni, quarantenne monserratino rinchiuso da febbraio nella colonia penale di Isili per reati minori. Poche le informazioni sull'episodio: gli ispettori della struttura carceraria mantengono il massimo riserbo e spetterà ora alla Procura della Repubblica cagliaritana, che ha aperto un fascicolo sull'accaduto, far luce sulle ultime ore di vita di Atzeni.
I dubbi sulle cause del decesso però sembrano ben pochi: il giovane avrebbe sniffato del gas da una bomboletta da campeggio usata normalmente dai detenuti per cucinare i pasti, direttamente nella propria cella. Un uso alquanto comune nell'ambiente carcerario: alla stregua dei "meninos de rua" brasiliani, che per stordirsi sniffano colla e solventi, i detenuti ripiegano soprattutto sul gas di bombolette e accendini.
Una scelta che per Atzeni potrebbe essere stata fatale: per capire se la causa della morte sia da attribuire al combustibile bisognerà attendere il referto del medico legale, atteso per i prossimi giorni. L'unica cosa certa è il vespaio di polemiche sul sistema carcerario, come ha ricordato il consigliere regionale della Rosa nel pugno - e segretaria della commissione Diritti civili - Maria Grazia Caligaris: "Penso che il Ministero di Grazia e giustizia debba subito intervenire, anche con misure straordinarie, per ridurre il numero di detenuti negli istituti penitenziari della Sardegna, a partire dagli ammalati e dai sofferenti psichici.
In attesa che il Parlamento assuma una decisione per un provvedimento di amnistia o indulto in grado di ripristinare condizioni minime di garanzia nelle carceri, occorre un atto di coraggio anche da parte dei magistrati - ha aggiunto la Caligaris - non è più accettabile che possa stare in cella chi vive una condizione psichica instabile, chi manifesta disagio mentale, chi è tossicodipendente e chi, per le condizioni generali di salute o per l'età, non può sopportare di vivere in una struttura sovraffollata e dove gli interventi sanitari sono inadeguati".