"Rilanciamo l'istituzione del difensore civico nelle carceri e la ratifica del protocollo Onu sulla prevenzione della tortura". Queste alcune delle proposte formulate oggi presso la sala stampa della Camera dei deputati da Patrizio Gonnella, presidente dell'associazione Antigone, che ha presentato i risultati di un'indagine sulla situazione delle carceri effettuata dal suo Osservatorio nazionale sulle condizioni di detenzione e cominciata il 16 giugno, giornata di apertura dei lavori della nuova edizione dell'Osservatorio - la quinta - in cui sono state visitati circa 30 istituti contemporaneamente. Riguardo all'amnistia e indulto, Gonnella ha dichiarato che l'associazione è d'accordo per un "provvedimento di clemenza urgente; siamo contenti che il ministro della Giustizia Clemente Mastella ne abbia riparlato circa due settimane fa, in occasione della sua visita al carcere di Regina Coeli. Ma finora sono stati presentati fin troppi disegni di legge a riguardo, e vorremmo che ce ne fosse uno concertato con l'opposizione perché per farlo approvare occorre una maggioranza di 2/3".
Invece Antigone rilancia la proposta di legge del 10 dicembre '98 sulla istituzione del difensore civico nelle carceri, auspicando che sia discussa "in Commissione giustizia, piuttosto che in Commissione affari costituzionali, dove si era incagliata nella precedente legislatura". Su questa proposta il programma dell'Unione si esprime chiaramente - ha ricordato Gonnella -, quindi non ci dovrebbero essere divergenze a riguardo nella maggioranza. Gonnella ha anche sollecitato una rapida ratifica, da parte dell'Italia, del protocollo Onu sulla prevenzione della tortura, siglato dal nostro paese nell'agosto 2003 "ma mai ratificato: sarebbe necessaria una legge delega per l'istituzione di un organo di controllo di tutti i luoghi di detenzione". Infine il presidente di Antigone ha auspicato l'introduzione del diritto di voto per detenuti ed ex detenuti, "in linea con molti altri paesi occidentali", e l'adozione di un codice di condotta per i membri delle Forze dell'ordine, "perché siano visti come soggetti di promozione e non di contrasto dei diritti fondamentali".