Lo hanno trovato i compagni di cella impiccato alle sbarre della finestra del bagno della cella. Si è suicidato all'interno del carcere di Rovigo Giuliano Mantovan, il camionista di 40 anni, finito in manette per aver seviziato la convivente nella notte fra venerdì e sabato scorsi. Quella notte di follia e di terrore deve evidentemente aver lasciato tracce nella psiche dell'uomo che nei colloqui con il gip di Rovigo e con lo psicologo del carcere era parso sereno, ma in colpa per le sevizie inferte alla convivente.
La tragedia si è consumata nella serata di lunedì scorso. Mantovan dopo aver cenato con i compagni di cella si è recato in bagno. Pochi minuti dopo la macabra scoperta, l'uomo si era impiccato alla finestra del bagno utilizzando come cappio una striscia del lenzuolo della sua branda. Nessuno si era accorto di niente. Il camionista era sottoposto ad un regime di stretta sorveglianza, gli agenti di polizia penitenziaria avevano il compito di monitorarlo costantemente. E così è stato fatto, per questo motivo non sembrano esserci responsabilità per il suicidio. Mantovan era stato rinchiuso in una cella con tre detenuti (un italiano, un marocchino e un cinese) perché non fosse lasciato solo. Era inoltre sottoposto ad una terapia di tranquillanti.
Evidentemente l'uomo non ha retto ai sensi di colpa per le sofferenze inferte alla convivente, una donna di 47 anni originaria di Porto Tolle. La follia era scoppiata nella notte fra venerdì e sabato scorsi, Mantovan, pare per motivi di gelosia, dopo aver legato la donna al letto l'aveva seviziata con calci e pugni nella sua casa di Taglio di Po. Poi aveva tentato di suicidarsi prima tagliandosi le vene dei polsi, poi aprendo il rubinetto del gas.
Nel frattempo le convivente era riuscita a sfuggire al suo aguzzino lanciandosi dalla finestra del primo piano, quindi trascinatasi alla stazione dei carabinieri aveva lanciato l'allarme. L'uomo poi era stato arrestato con l'accusa di disastro doloso, sequestro di persona e lesioni gravissime.Il personale di polizia penitenziaria del carcere di Rovigo, intanto, ha fatto sapere che tutto quello che si poteva fare per la sicurezza e la tutela di Mantovan è stato fatto. Non mancano però i riferimenti alla perdurante carenza di personale nell'istituto di pena e alla necessità di una revisione dell'intero sistema penitenziario. La Procura comunque ha aperto un fascicolo d'indagine per accertare eventuali negligenze.
Due tentativi di suicidio e una fuga dal cortile
Negli ultimi mesi il carcere di Rovigo è stato teatro di altri due tentativi di suicidio, segnale di un malessere fra i detenuti. Circa un anno fa l'estremo e disperato gesto era stato minacciato da un detenuto che intendeva tagliarsi la gola con una lametta da barba. Gli agenti di polizia penitenziaria, poi erano riusciti a riportarlo alla calma impedendo che il suicidio si verificasse. Sempre un anno fa un secondo episodio di tentato suicidio con un detenuto di origine marocchina che era riuscito a fabbricarsi un cappio con il quale intendeva impiccarsi. Anche in quell'occasione si era rivelato determinante l'intervento degli agenti e del personale sanitario presente all'interno della struttura di via Verdi.
Qualche mese fa la casa circondariale rodigina era invece stata il teatro di una spettacolare evasione. Un cittadino di origine slava era, infatti, riuscito ad eludere la sorveglianza, a scavalcare il muro di cinta e a fuggire a bordo di un'automobile rubata. L'uomo poi era stato coinvolto in un incidente automobilistico ed era finito all'ospedale, prima di tornare all'interno di una cella.
Si è fatto ciò che si poteva, ma il personale è carente...
Pentole e tegami sbattuti contro le sbarre per un minuto. In questo modo i detenuti del carcere di Rovigo hanno voluto ricordare Giuliano Mantovan, impiccatosi nella serata di lunedì alla finestra del bagno della sua cella.
Ma le reazioni alla tragica vicenda arrivano anche dal sindacato degli agenti di polizia penitenziaria. La Cgil fa infatti sapere, per bocca di Gianpietro Pegoraro, che "tutte le misure di sicurezza erano state adottate, agenti di polizia e operatori medici hanno agito per il meglio e con tutte le cautele del caso. Mantovan era costantemente sorvegliato come prescritto. Era stato visto per l'ultima volta pochi minuti prima del suo suicidio".
Ad un primo esame della vicenda, quindi, non sembrano esserci responsabilità da attribuire. Tuttavia la Cgil coglie l'occasione per porre l'accento sulla necessità di una maggiore attenzione al pianeta carcere. Anche perché la struttura di via Verdi risulta in cronico sovraffollamento: oltre cento detenuti a fronte di un limite di tolleranza di 66. "Nel caso specifico - sostiene Pegoraro - è stato fatto tutto quello che si poteva e si doveva. Ribadiamo però l'esigenza di una maggiore sinergia fra carcere e territorio, si tratta anche di un problema sociale. Il mondo delle carceri, e quindi anche quello di Rovigo, soffre di problemi che si trascinano da anni: carenza di personale, necessità di strutture più moderne. Se ad esempio ci fosse più personale medico i rischi che possano succedere episodi come quello di lunedì si ridurrebbero. Il problema dei suicidi nelle carceri italiane è attuale".
Inoltre il personale di polizia penitenziaria chiede interventi per migliorare la vita all'interno degli istituti di pena. "Ormai non si può più - insiste Pegoraro - rimandare il confronto sul tema dell'amnistia e dell'indulto. Chiediamo inoltre una revisione della normativa penale, occorre una riformulazione del sistema penitenziario, anche attraverso diverse disposizioni circa pene e reati per cui si deve finire in carcere". L'avvocato di Mantovan era Luca Tecchiati di Taglio di Po. Il legale aveva incontrato il suo assistito durante l'udienza di lunedì pomeriggio. In merito al suicidio per il momento non intende rilasciare alcuna dichiarazione.