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Carceri: 1200 morti in cinque anni
Davide Madeddu
Fonte: Unità on line 29 maggio 2006
29 maggio 2006

Le carceri? Scoppiano. O meglio, cresce il numero dei detenuti stipati in spazi sempre più stretti e in prigioni senza fondi per garantire l'assistenza e la rieducazione. Poco importa poi se chi sta dietro le sbarre deve fare i conti con la disperazione o qualche malattia, la popolazione carceraria cresce.

A leggere i dati elaborati dalle associazioni che prestano assistenza in prigione, c´è poco da stare allegri. «Dietro le sbarre ci sono complessivamente 63mila detenuti - denuncia Riccardo Arena conduttore di Radio Carcere, la trasmissione che si occupa dei diritti dei detenuti ogni martedì su Radio Radicale - e questo su una capienza che oscilla tra 43mila e 44mila posti a disposizione». Il risultato è presto spiegato. «È chiaro che le ventimila persone in più devono stare in questi spazi che, quindi si riducono - prosegue Arena - naturalmente a discapito della salute e della rieducazione».

Una situazione che, come rimarca Arena, che è anche avvocato penalista, rischia di degenerare. «Il fatto vero è che ormai siamo allo sbando più totale, non ci sono i soldi per le attività di recupero, per l´assistenza sanitaria e tutto quello che consegue». Proprio per trovare una soluzione, che porti all´alleggerimento delle prigioni, Arena assieme al mondo del volontariato che gli ruota attorno sta presentando due disegni di legge per l´indulto e l´amnistia. «Solamente in questo modo si potrà trovare una soluzione». O meglio si potranno rendere più vivibili le prigioni dove i numeri della disperazione quasi si sprecano.
Secondo i dati elaborati da Ristretti orizzonti, dati consultabili anche sul sito www.ristretti.it, negli ultimi cinque anni dietro le sbarre sono morte 1191 persone. Di queste, 448 per suicidio mentre gli altri per malattia o, in alcuni casi, per cause da accertare.

I dati forniti poi dalla Funzione pubblica della Cgil non sono più confortanti. Soprattutto se si pensa che l´80 per cento della popolazione carceraria è recidiva, e solo il 12 per cento di questa sconta condanne per fenomeni di criminalità organizzata. Senza dimenticare poi i detenuti per droga che, a leggere il dossier preparato dalla funzione pubblica della Cgil interessa il 30 per cento dei detenuti mentre il 32 per cento dei detenuti sconta condanne per reati contro il patrimonio e il 33 per cento reati legati all´immigrazione.
«In questo scenario veramente allarmante - denuncia Fabrizio Rossetti responsabile dipartimento carceri della Funzione pubblica Cgil - c´è da ricordare che attualmente e dall´entrata in vigore della Bossi Fini si è registrato un aumento di diecimila detenuti l´anno».

Dati che, a sentire il sindacalista, sono destinati a lievitare ancora.
«L´applicazione della Bossi Fini e della Giovanardi Fini - prosegue Rossetti - ci porta ogni due mesi almeno 1000 detenuti in più, siamo veramente allo sfascio». Ne è convinto pure Patrizio Gonnella, responsabile di Antigone, l´associazione che si occupa della difesa dei diritti dei detenuti. «È vero che il problema della carcerizzazione di tutti i reati è un po´ diffuso in tutta Europa, soprattutto perché in questi anni c´è stato un notevole taglio alle risorse destinate alla solidarietà sociale - dice - ed è cresciuto il fenomeno migratorio ma è altrettanto vero che la situazione italiana è ormai allo sbando». E gli esempi del rappresentante dell´associazione quasi si sprecano. «Chi ha governato in questi anni pensava che il problema si potesse risolvere con l´edilizia penitenziaria - dice - e per questo motivo è stata costituita pure la società che poi è partita con i piedi sbagliati e il piano è stato bocciato dalla Corte dei conti». Risultato? «Sono stati fatti solamente atti legislativi per aumentare la popolazione detenuta - replica - mentre le carceri inaugurate sono state pensate e progettate dal governo precedente». Intanto però il numero dei detenuti cresce e le carceri scoppiano.