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Firenze: detenuto di 45 anni si uccide in carcere Sollicciano
Fonte: Gruppo "Dentro e Fuori le Mura", 23 marzo 2006
23 marzo 2006

Verso le ore 2 della notte tra il 20 e il 21 marzo 2006 si è suicidato nel carcere di Sollicciano Santo Tiscione, di quarantacinque anni. Servendosi della cintura dell'accappatoio, si è impiccato nel bagno della cella nella quale era rinchiuso, la seconda della IV sezione del reparto giudiziario. Il cadavere è stato ritrovato dai due compagni di cella.

Sembra che prima di morire Tiscione abbia lasciato una lettera dalla quale si potranno forse evincere i motivi specifici che lo hanno portato a suicidarsi. Come per gli altri circa cinquanta suicidi, per le decine di tentati suicidi e per le centinaia di casi di autolesionismo che annualmente si registrano nelle carceri italiane, le cause di un tale gesto vanno però anche ricercate nell'isolamento che l'istituzione penitenziaria produce di per sé rispetto al mondo esterno e nelle disumane condizioni di non-vita che i detenuti sono costretti a sopportare.

A Sollicciano oltre mille detenuti vivono per ventidue ore al giorno letteralmente ammassati in celle di dieci metri quadrati e il resto in quei cubi di cemento che sono i cortili di 'passeggiò. Il livello intollerabile delle condizioni di detenzione nel carcere fiorentino è stato da ultimo osservato e reso pubblico nella giornata di ieri, lunedì 20 marzo 2006, da una delegazione della quale faceva parte anche un esponente del gruppo Dentro e Fuori le Mura. Le parole chiave per descriverlo, sempre drammaticamente insufficienti a fronte di una realtà drammatica, sono le seguenti: sovraffollamento, negazione del diritto alla salute e dell'affettività, cronica scarsità di lavoro, fortissime limitazioni nell'accesso alle misure alternative alla detenzione.