"Diciamocelo chiaramente: anche stavolta troppi esponenti politici hanno fatto un gioco cinico sulla pelle dei detenuti. Anzi, doppiamente cinico perché è la riedizione di quello che si fece nel Duemila...". Se lo aspettava proprio che la montagna partorisse il topolino, Sergio Segio. "Da giorni - ricorda l'ex esponente di Prima linea, poi al gruppo Abele e oggi direttore dell'associazione Società Informazione - mi ero assunto il ruolo scomodo di dire ai detenuti: non facciamoci illusioni, la volontà politica è scarsa e soprattutto non è conseguente. E infatti...".
E infatti è finita sostanzialmente in una bella e vibrante discussione parlamentare che non promette di produrre alcunché di concreto. Una iniziativa quindi inutile?
"Parlare di questi temi non è mai inutile perché consente di mettere in luce tutta una serie dì dati che sono nascosti all'opinione pubblica e agli stessi parlamentari. E questo è un dato di sicura positività che va ascritto a questa iniziativa. Ma c'è anche un indubbio dato negativo che sta nei numeri delle presenze di stamattina e nelle differenze che esistono tra le dichiarazioni dei parlamentari che parlano della necessità di arrivare all'amnistia e poi si traducono in un sostanziale disinteresse. Un gioco un po' cinico e ipocrita di rimando della palla al campo politico avversario".
Come valuta il comportamento di chi ha firmato la richiesta di convocazione e poi non si è nemmeno peritato di venire in aula?
"È vero che quello che si è registrato è un numero di deputati non inferiore a quello di tante altre occasioni, ma certo è negativo considerare che su 205 firmatari della proposta solo la metà fossero presenti. Questo dimostra che da parte delle forze politiche c'è stato ancora una volta un coinvolgimento più finalizzato a quel mondo virtuale di cui purtroppo la politica si nutre - quello dei comunicati stampa, delle dichiarazioni - che non della realtà. Una iniziativa del genere ha senso se, una volta che ci si è schierati, si è coerenti. E invece c'è stata una sorta di emulazione in una gara che era più di visibilità che di sostanza. Vorrei ricordare che Giovanni Paolo II chiese un provvedimento di riduzione delle pene, ma chiese anche coerenza alle forze politiche e ai parlamentari. E mi sembra che a guardare la Camera di stamattina anche questa domanda sia rimasta inevasa".
È stato fatto qualche errore da parte dei promotori?
"Per parte mia, pur partecipando alla stesura dell'appello, ho espresso una qualche perplessità a Marco Pannella sulla loro strategia di caratterizzare così fortemente questa iniziativa. Un tema del genere abbisognava di una forte trasversalità politica e sociale, con un coinvolgimento reale delle forze sociali e dei sindacati. Come ha giustamente osservato Pezzotta, non basta convocare con una lettera, bisogna coinvolgere. E questo è mancato".
La Rosa nel pugno dice che comunque si è fatto un passo in avanti e che, volendo, c'è ancora tempo...
"Appunto, volendo.., anche io sono spesso vittima dell'ottimismo della volontà. Ma oggi pure Violante ha detto che non c'è spazio...".
Ma la commissione Giustizia a gennaio voterà la proposta Mormino...
"Non si tratterebbe di un indulto: sarebbe un indulticchio, una legge inganno. Prendiamone atto, questo Parlamento ha approvato la legge Cirielli che, secondo le nostre stime, tra due anni produrrà altri 20 mila nuovi detenuti ma non ha saputo trovare l'intesa per un' amnistia che avrebbe liberato 15 mila detenuti. Speriamo che almeno il dibattito di oggi sia la premessa per una ripresa del discorso nella prossima legislatura...".
Ma lei ci crede che andrà così?
"Non posso nascondere il mio pessimismo...".