Sono circa 16mila su 61mila i detenuti con disturbi psichiatrici in Italia, una cifra mai raggiunta prima. A rivelarlo, una recente ricerca epidemiologica condotta da Vincenzo de Donatis, membro del Direttivo Nazionale dei Medici penitenziari italiani (Amapi). Se ne parlerà domani al convegno in S. Croce in Fossabanda a Pisa: "Carcere e disturbi mentali, obiettivo reintegrazione". Strettamente legato al tema dei disturbi mentali nelle carceri, quello dei suicidi: il Dipartimento dell'amministrazione giudiziaria (Dap) denuncia, al 31 dicembre 2004, 52 suicidi e 85 tentati suicidi (su 59mila detenuti) e 42 suicidi e 620 tentati suicidi al 31 ottobre 2005 (61mila detenuti). Il suicidio è la terza causa di morte in stato di carcerazione ed è circa nove volte più frequente che in libertà. Per l'associazione dei medici penitenziari, la riforma degli ospedali psichiatrici giudiziari, che oggi ospitano circa 1.200 malati, è indispensabile e urgente.
Per il presidente dell'Amapi, Francesco Ceraudo, l'emergenza psichiatrica è dovuta all'"esperienza altamente traumatizzante che vivono i detenuti già nelle prime fasi della reclusione". "È curioso - ha commentato Adriano Sofri, che interverrà al convegno - come tra le autorità penitenziarie sopravviva una concezione della malattia mentale come meno malattia delle altre". E aggiunge: "Regna l'onnipresente sospetto che i detenuti si fingano pazzi per definizione. Chi conosca appena il carcere, sa che è fatto apposta per far ammattire la gente".