Se si deve andare in prigione, meglio essere in Finlandia. Il paese nordico ha iniziato a riformare il sistema penitenziario 20 anni fa e adesso ha la più bassa percentuale di carcerati di ogni altro paese dell'Unione europea, 52 su 100.000 abitanti, con un sistema carcerario molto indulgente.
I Finlandesi hanno creato un sistema di "prigioni aperte", basato su studi sociologici che hanno portato ad un radicale ripensamento della politica penale. La Finlandia è nota per le teorie liberali circa l'organizzazione sociale e il sistema riflette questi principi. Secondo questo sistema la restrizione della libertà personale rappresenta una punizione già abbastanza dura e quindi le prigioni devono essere il più confortevoli possibile. L'obiettivo della pena è quello di reinserire le persone nella società piuttosto che di punire il crimine commesso.
Le prigioni in Finlandia non hanno muri o sbarre ma videocamere di controllo e reti di allarmi elettronici. Non ci sono cancelli di ferro, passaggi di metallo o celle sinistre; gli spazi dove vivono gli internati assomigliano più a dei dormitori piuttosto che alle celle di una prigione.
Le guardie, disarmate, vestono abiti civili o uniformi prive di emblemi, le armi vengono usate solo quando i prigionieri vengono trasferiti. Gli internati e le guardie si rivolgono l'un l'altro con il proprio nome e i direttori del carcere non hanno titoli militari ma vengono definiti "manager" o "governatore", mentre i prigionieri vengono talvolta chiamati "clienti" o, se sono giovani, "allievi".
Le licenze per recarsi a casa sono concesse con facilità, specialmente per coloro che stanno finendo di scontare la pena, e per gli altri ci sono delle stanze al pianterreno dove la privacy è assicurata e dove si possono passare fino a quattro giorni di seguito con le spose o i figli in visita.
Da quando ha adottato questo sistema unico la percentuale di crimini in Finlandia è molto diminuita, fino a divenire la più bassa in Europa, e lo Stato ha risparmiato circa 20 milioni di euro sulle spese per il mantenimento delle prigioni.
Il Portogallo, con 131 detenuti su 100.000 persone, ha la più alta percentuale di carcerati dell'Unione europea. Il piccolo paese sull'Atlantico è seguito dal Regno Unito con 126, dalla Spagna con 116, dalla Germania con 97, dall'Italia con 93, dal Lussemburgo con 90, dall'Olanda con 87, dall'Austria e dal Belgio con 85, dall'Irlanda con 78, dalla Grecia con 76, dalla Francia con 75, dalla Svezia con 64 e dalla Danimarca con 62. Le carceri europee sono comunque meno affollate di quelle statunitensi, le quali contano 702 prigionieri su 100.000 abitanti, e di quelle russe con 664. Considerando le statistiche che mostrano come le punizioni dure non servano a ridurre i crimini (al contrario sembrerebbero incrementarli), e considerato l'esempio finlandese di basso crimine e basse spese per i servizi penali, viene naturale chiedersi perché altri paesi non adottino un sistema simile.