Uno dei verbali stilati subito dopo la morte nel carcere di Livorno del detenuto Marcello Lonzi porterebbe la firma di un agente della polizia penitenziaria che non sarebbe mai stato in servizio in quel penitenziario.
Lo ha accertato l'avvocato Vittorio Trupiano, parte civile per la madre del detenuto morto a 29 anni, l'11 luglio 2003, nel carcere delle Sughere, dove era recluso. Sulla vicenda il legale annuncia la presentazione di un esposto alla procura di Genova, a cui gia' la madre del detenuto, Maria Ciuffi, aveva presentato nelle scorse settimane delle denunce contro il pm livornese Roberto Pennisi e un medico legale. La signora Ciuffi, che qualche giorno fa aveva organizzato un sit-in di protesta davanti ai cancelli del carcere in occasione del secondo anniversario della morte del figlio, e' convinta che suo figlio sia morto in seguito alle percosse subite in prigione, ipotesi pero' che non e' stata mai accolta dalla procura livornese che ha archiviato il caso come 'morte per cause naturali'.
''Siamo nelle ore immediatamente successive alla morte di Marcello Lonzi - rileva l' avvocato Trupiano in una nota - e questo agente sottoscrive di averlo visto in piena forma, pochi minuti prima del decesso, al punto da offrire addirittura una tazza di caffe' a un detenuto lavorante. Un passaggio fondamentale nelle indagini condotte dal pm Pennisi''. Ma - prosegue il legale - ''il verbale di interrogatorio di Nobile Nicola venne, invece, sottoscritto da Giudice Nicola''. Ora, ''Giudice Nicola non esiste, e nemmeno Nobile Nicola o se esistono - conclude il legale - non hanno mai prestato servizio presso le Sughere''. Secondo il legale, che sta compiendo in questo senso varie analisi difensive, la morte di Marcello Lonzi avrebbe ''numerosi punti in comune col decesso del detenuto Francesco Romeo, trovato morto nell'ottobre 1997 nel carcere di Reggio Calabria e le cui indagini vennero condotte proprio dal dottor Pennisi''. Secondo l'avvocato Trupiano la vicenda di Lonzi potrebbe essere avvicinata anche al ''violentissimo pestaggio a cui fu sottoposto'', sempre alle Sughere, il detenuto fiorentino Roberto Guadagnolo, e per il quale ''vennero condannati sette agenti della polizia penitenziaria''. Anche in questo caso, secondo in legale, responsabili sarebbero stati gli uomini dei 'Gom', il gruppo speciale degli agenti di custodia. L'avvocato Trupiano ha confermato infine di aver investito della vicenda anche il Consiglio superiore della magistratura.