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Caso Lonzi: procura Genova apre fascicolo "contro ignoti"
Fonte: Ansa, 1 luglio 2005
2 luglio 2005

Pur contenendo ipotesi di accusa contro persone specifiche, i fascicoli relativi alle querele-denunce presentate contro un pm e un medico legale livornese dalla madre di Marcello Lonzi, il detenuto morto a 29 anni, l'11 luglio 2003, nel carcere delle Sughere a Livorno dove era recluso, sono stati formalizzati dalla procura genovese "contro ignoti". L'avvocato Vittorio Trupiano ha spiegato di aver appreso la cosa "con sconcerto e grande perplessità", aggiungendo, in una nota di protesta, che procedere contro "ignoti" è "un'offesa alla memoria di Marcello Lonzi".
Nelle due denunce presentate nel maggio scorso Maria Ciuffi - convinta che il figlio sia morto in carcere dopo un pestaggio - ipotizzava contro il pm livornese Roberto Pennisi (da qui il trasferimento degli atti a Genova) i reati di diffamazione a mezzo stampa e, in concorso col medico legale Alessandro Bassi Luciani, i reati di falso, omissione di atti d'ufficio e favoreggiamento di ignoti in relazione all'inchiesta sulla morte del figlio. Nonostante che le denunce si riferissero, fra gli altri, a uno specifico magistrato e che proprio questo aveva comportato il trasferimento degli atti a Genova, l'avvocato Trupiano ha spiegato oggi di aver appreso che il pm genovese Calleri le ha formalizzate "contro ignoti".
"Genova - protesta il legale - potrà richiedere una nuova archiviazione se ritiene che i fatti esposti non costituiscano reato, ma procedere contro "ignoti" è una offesa alle memoria di Marcello Lonzi e alle legittime aspettative di giustizia di sua madre". In particolare la madre del detenuto ritiene che il pm Pennisi abbia "di fatto ostruito ogni reale indagine circa la morte di mio figlio, cercando in ogni modo, pur a dispetto dell'evidenza, di ostacolare il corso della giustizia". Oltre a una serie di altri atti istruttori, la signora Ciuffi chiede anche la riesumazione della salma del figlio per effettuare un esame tossicologico sui suoi organi. Già in precedenza la donna aveva chiesto la riesumazione del cadavere in quanto certa che il giovane sarebbe morto in seguito alle percosse subite in prigione, mentre l'inchiesta della procura di Livorno si era conclusa con l'archiviazione dell'indagine per omicidio in quanto Lonzi - secondo gli accertamenti del pm - sarebbe morto per cause naturali, stroncato da un infarto.