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Immigrazione: salviamo la vita a Jihad Issa, non espelliamolo
Fonte: Associazione Antigone, 27 giugno 2005
28 giugno 2005

Jihad Issa, palestinese, è stato arrestato in Italia nell'ottobre 1984, quando aveva 21 anni, e condannato per l'attentato ad un diplomatico degli Emirati Arabi Uniti. Ha scontato 21 anni di pena, 11 all'interno del carcere di Rebibbia, i successivi in misura alternativa.
In carcere, dopo un lungo periodo di isolamento, ha imparato la lingua italiana e frequentato per 5 anni una scuola superiore insediatasi a Rebibbia anche grazie a lui. Si è diplomato come perito informatico e, da semilibero, ha intrapreso un percorso di lavoro che è iniziato con l'assistenza a ragazzi portatori di handicap, in una Casa famiglia, ed è proseguito come programmatore e insegnante di informatica presso la Cooperativa "Abaco". In considerazione della sua buona condotta, essendone stata riconosciuta la non pericolosità sociale, nel 2004 ha ottenuto l'affidamento sociale. Il 15 giugno c.a., presso la questura di S. Lorenzo dove era stato convocato telefonicamente per la notifica del fine pena, Jihad è stato formalmente dichiarato libero dal carcere, ma, in quanto immigrato clandestino, trasferito al Centro di Permanenza Temporanea di Ponte Galeria.
Quello di Jihad è un caso limite. È un uomo che da diversi anni ha una casa, degli amici, una compagna con cui convive, è iscritto all'Università. Paga le tasse ed ha un lavoro stabile, entro il quale ha stabilito ottimi rapporti sia con i datori di lavoro che con gli studenti dei suoi corsi.
In carcere è stato un detenuto modello.
Improvvisamente, per le storture di una legge irrazionale, viene minacciato di espulsione.
Ma dove? Essendo palestinese potrebbe essere espulso in Israele. Jihad Issa ha trascorso una difficile infanzia e una durissima adolescenza nel cuore dei Territori occupati, a Dura, presso Hebron, sotto l'occupazione militare israeliana. Lì quindi la sua vita sarebbe a rischio. Rischierebbe di scontare nuovamente la pena in difformità al principio ne bis in idem. In Italia oramai è una persona da oltre un decennio pienamente integrata, anche dal punto di vista lavorativo.

Primi firmatari

Stefano Anastasia, presidente nazionale conferenza nazionale volontariato giustizia
Fiorentina Barbieri, insegnante Rebibbia
Rodolfo Braschi, responsabile associazione Ottantanove
Luigi Ciotti, presidente di Libera
Patrizio Gonnella, presidente nazionale associazione Antigone
Marina Graziosi, sociologa
Luigi Ferrajoli, giurista
Valerio Jalongo, regista
Francesca Kock, storica - casa Internazionale delle Donne
Luigi Manconi, garante detenuti Comune di Roma
Luigi Nieri, assessore regionale al bilancio
Mauro Palma, rappresentante italiano presso il Comitato europeo per la prevenzione della tortura
Walter Peruzzi, direttore di Guerre&Pace