Perdono. È la parola ricorrente, in una giornata dai toni pacati, dai messaggi distensivi, dopo l'incubo della guerriglia urbana e della giustizia "fai da te". Vladimir Mnela, 21enne albanese, ha chiesto perdono per quello di cui è stato accusato e arrestato: il barbaro assassinio di Claudio Meggiorin, quasi coetaneo barista di Besano intervenuto a sedare una rissa fra lui e i giovani del posto, nella strada davanti al suo locale. "Vorrei chiedere perdono alla famiglia di Claudio - ha detto, in un italiano stentato, a chi lo ha visto in carcere: non volevo ucciderlo, me ne sono accorto solo dopo". Poche parole, le parole di un ragazzo venuto da una manciata di giorni in Italia clandestinamente e che adesso, dopo la spavalderia di una serata, spavalderia accresciuta dal pugnale portato addosso, si sente solo in una città ostile.
Le sbarre del carcere varesino dei Miogni lo proteggono, ma non dallo smarrimento che ha dentro di sé. "Mi hanno offeso - è stata la sua tesi che ripeterà oggi davanti al gip che lo interrogherà per la convalida del fermo - e ho avuto come una improvvisa ira, ma solo quando mi hanno arrestato ho capito di averlo ucciso". Dunque, nulla di premeditato. E tuttavia il suo gesto è stato letto da molti, a cominciare dagli amici della vittima, come un segnale di ostilità. Lo hanno cercato, lo hanno inseguito per un tratto nella sua fuga, si sono spinti a cercare suoi connazionali per vendicarsi. L'avvocato d'ufficio che ieri lo ha incontrato ai Miogni ha visto un ragazzo "annichilito". A Varese è solo, non ha alcun parente.
La madre vive sola in Albania, il padre è morto, il fratello si trova negli Stati Uniti, solo la sorella sarebbe in Italia ma non è ancora stata rintracciata. Oggi Vladimir, che avrebbe ucciso Claudio Meggiorin con un pugnale lungo trenta centimetri, spiegherà la sua versione al magistrato. Ma intanto, in fondo al baratro della disperazione, c'è anche l'amico 17enne, Fatjon. Si conoscono dall'infanzia, sono cresciuti insieme a Scutari. Poi, ognuno per la sua strada. Fatjon con la famiglia regolarmente in Italia, a Besano, nel Varesotto. La settimana scorsa Vladimir è entrato clandestinamente in Italia (così lui sostiene) ed è andato a trovare Fatjon.
Erano amici, come Fatjon era amico di Claudio Meggiorin. E adesso non si dà pace, in carcere. "Claudio è morto, il mio amico Claudio è morto", ripete all'avvocato che è andato a trovarlo al Beccaria di Milano. E ricorda le chiacchierate insieme al bar. "Non c'entro nulla nell'omicidio, non sapevo che lui avesse quel coltello", è la tesi difensiva. Fatjon ha visto un amico uccidere un altro amico. Intanto, il ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu commenta l'omicidio: "L'omicidio di Claudio Meggiorin conferma purtroppo che l'immigrazione clandestina rappresenta una minaccia crescente per la sicurezza e l'ordine pubblico nel nostro paese". Pisanu sottolinea che "nessuno spazio può essere lasciato a reazioni aberranti, al di fuori della legge".