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Medici penitenziari: quel bollettino di guerra chiamato carcere
Stefano Arduini (da "Vita")
Fonte: Vita, 12 maggio 2005
12 maggio 2005

Si apre oggi a Ischia il convegno dei medici dell'Amapi. Contro la riforma che intende riorganizzare il loro lavoro, i medici penitenziari protesteranno incatenandosi ed imbavagliandosi. La protesta, che li farà in qualche modo assomigliare ai loro assistiti reclusi, scatterà proprio oggi primo giorno del loro congresso nazionale a Ischia, dove 300 medici dell'Amapi, l'Associazione medici amministrazione penitenziaria, si riuniranno per tre giorni. Quella che si profila, secondo l'Amapi, è infatti una "controriforma imposta dall'alto dal ministro Roberto Castelli e dal capo del Dap Giovanni Tinebra che devasterà sia la dignità professionale che l'opera a tutela della salute della popolazione detenuta".
Della riforma i medici penitenziari contestano la "retrocessione dei medici incaricati a medici a convenzione", ma anche "l'imposizione delle incompatibilità che provocherà di fatto l'abbandono del nostro lavoro in carcere" ed il passaggio della medicina specialistica alle Asl, smantellando cosi l'unitarietà della medicina penitenziaria.
All'ordine del giorno la situazione dei 57.000 detenuti rinchiusi nelle carceri italiane: "Le preoccupanti condizioni di sovraffollamento creano un clima di difficile convivenza. e si registrano limiti di violazione dei diritti umani", afferma Francesco Ceraudo, presidente dell'Amapi e del coordinamento internazionale dei medici penitenziari che riassume in questi dati il quadro della medicina penitenziaria: 20.000 tossicodipendenti, 21.500 extracomunitari, 8.600 affetti da epatite virale cronica, 4.000 sieropositivi per Hiv, 6.500 disturbati mentali.
E quello che Ceraudo definisce "un vero e proprio bollettino di guerra" prosegue conteggiando nel 2004 "52 suicidi, 1.110 tentativi di suicidio, 6.450 scioperi della fame, 4.850 episodi di autolesionismo". Una situazione, spiega Ceraudo, "che medici ed infermieri si trovano a gestire tra mille difficoltà e con scarsissimi mezzi a disposizione. Così adesso, dopo aver perso la libertà, rischiano di perdere la salute".
O talvolta la vita, prosegue riferendosi ai suicidi: Nei primi 4 mesi del 2005 sono avvenuti già 21 suicidi e molti sono i tentativi di suicidio a livello dimostrativo che non sfociano nella morte solo per il pronto intervento dei medici, degli infermieri e della polizia penitenziaria. Anche per questo dal congresso di Ischia i medici penitenziari "rivolgeranno un accorato appello al Parlamento, perché venga approvato al più presto il Ddl 4127 (primo firmatario l'on. Mario Pepe) che recuperando gravissimi ritardi, conferisce ai medici e agli infermieri che lavorano nelle strutture penitenziarie dignità professionale e tutela dei rischi".