"Rispetto all'età dei detenuti suicidi, ricordiamo che nel complesso della popolazione italiana oltre il 65% dei suicidi registrati riguarda persone sopra i 44 anni; in carcere solo il 13%: ma, tra i reclusi, il 60% dei suicidi riguarda persone tra i 18 e i 34 anni. Ancora: in carcere l'87% dei suicidi avviene tra i 18 e i 44 anni, mentre la media nazionale in quella fascia d'età raggiunge il 35% appena". "L'identikit del possibile detenuto suicida disegna, pertanto, il ritratto di un giovane alla prima detenzione, imputato di reati minore e di ridotto allarme sociale, che sceglie di togliersi la vita nel primo o primissimo periodo di reclusione".
"Questo sottolinea ancor di più il ruolo drammaticamente insufficiente del "Servizio nuovi giunti", destinato a fornire un servizio specifico a questa fascia sensibile di popolazione reclusa. Istituito in un numero assai limitato di strutture (16 su 205), quel servizio non è assolutamente in grado, oggi, di tutelare il detenuto e di ridurre il rischio-suicidio. Tanto più che le ultime leggi finanziarie hanno drasticamente tagliato tutte le voci relative al trattamento dei detenuti".
"Non solo: va ricordato che nel corso del 2004, a dimostrazione di uno stato generale di disagio, si sono tolti la vita 8 agenti di polizia penitenziaria. Tutto ciò ha, evidentemente, molte cause: la prima rimanda all'affollamento degli istituti di pena (il 75% è sovraffollato) e al fatto che nel sistema carcerario italiano si trovano 16 mila detenuti oltre la capienza tollerabile. La prima misura da prendere è, dunque - conclude Luigi Manconi - quella di ridurre in maniera significativa il numero dei detenuti, attraverso provvedimenti adeguati: dall'amnistia alla depenalizzazione di alcuni reati al ricorso più ampio a sanzioni alternative".