In particolare, nella querela, la donna cita un passaggio in cui Pennisi, motivando la sua decisione con l'assenza di elementi nuovi per procedere alla riapertura delle indagini, aggiungeva che "le uniche novità di cui questo ufficio ha avuto notizia" sulla vicenda Lonzi sono state "da una parte le esternazioni mediatiche" della donna, "raccolte da importanti organi di informazione televisiva e giornalistica e, dall'altra, le esternazioni, queste non mediatiche ma effettuate a suon di ordigni esplosivi e incendiari, da sedicenti gruppi anarchici che della vicenda Lonzi si sono impadroniti per innalzarla a vessillo della loro asserita ideologia".
Il riferimento del magistrato è alla campagna di attentati di Genova e Milano del primo marzo scorso. Secondo Maria Ciuffi queste frasi lasciavano intendere che lei potesse essere stata "la mandante di quegli ordigni esplosivi", mentre "cronologicamente parlando vi sono stati prima gli ordigni esplosivi e dopo le mie esternazioni mediatiche". Questo, secondo la madre del detenuto, "già sgombra il campo da ogni interdipendenza fra le due cose, di certo, quindi, non attribuibili alle mie cosiddette esternazioni". Resterebbe quindi, secondo l'esposto, "il dato penalmente rilevante che il dottor Pennisi lascia chiaramente intendere, usando la frase stranamente convergenti... che possa essere stata io la mandante di quegli ordigni esplosivi".
Maria Ciuffi aveva chiesto la riesumazione della salma del figlio in quanto certa che il giovane sarebbe morto in seguito alle percosse subite in prigione, mentre l'indagine della procura di Livorno si era conclusa con l'archiviazione dell'indagine per omicidio in quanto Lonzi sarebbe morto per cause naturali, stroncato da un infarto.
altre informazioni sul caso Lonzi:
http://www.ecomancina.com/ramon.htm (vedi sezione "IL CASO MARCELLO LONZI")