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La mamma di Niki Aprile Gatti, morto in carcere: "voglio giustizia per mio figlio..."
Francesco Lo Piccolo
Fonte: www.huffingtonpost.it, 3 luglio 2014
3 luglio 2014

Venerdì scorso (27 giugno) ho conosciuto ad Avezzano la madre di Niki Aprile Gatti, il giovane informatico trovato morto il 24 giugno di 6 anni fa nella sua cella in carcere a Sollicciano dove era richiuso da appena 5 giorni.

Seduta tra gli oratori al convegno organizzato da Antigone Abruzzo dal titolo "I percorsi della giustizia e della ingiustizia", Ornella Gemini ha dialogato e risposto alle domande del presidente dell'Ordine dei giornalisti Stefano Pallotta.

Le sue risposte, risposte di una madre in lutto perché ancora in cerca della verità, hanno mostrato quanto è ingiusto il nostro sistema giudiziario e come i politici e le istituzioni non sono affatto vicini ai cittadini... se addirittura non sono contro, come di fatto appare da questo emblematico caso.

Niki Aprile aveva 27 anni, abitava a San Marino e lavorava presso una società informatica finita poi al centro dell'operazione Premium, l'inchiesta legata alle denunce di migliaia di utenti truffati a causa della tariffa maggiorata degli 899 e che coinvolse diverse società di telefonia. Questa terribile storia comincia il 19 giugno 2008 quando la signora Ornella Gemini viene a sapere che suo figlio era stato arrestato con l'ipotesi di accusa di "frode informatica". Niki era stato arrestato assieme ad altre 18 persone, ma invece che finire in carcere come gli altri a Rimini, venne portato a Sollicciano e rinchiuso assieme a due detenuti extracomunitari ad alta sorveglianza. Il giovane fin dall'inizio dell'arresto fa sapere di voler parlare, vuole spiegare, ma non fa in tempo ad essere ascoltato. Alle 13.25 del 24 giugno 2008 con una telefonata fatta dal carcere di Sollicciano, la mamma di Niki apprende che suo figlio si era suicidato, impiccato nel bagno della sua cella.

Dice Ornella Gemini al convegno di Avezzano: "Non volevo essere qui. Questi giorni mi ricordano una data che rappresenta la fine della mia vita. Mio figlio l'ho visto solo un attimo mentre lo caricavano sul furgone blindato, non ho neppure potuto avvicinarmi, un agente mi ha cacciato in malo modo... io e mio figlio ci siamo guardati qualche secondo. È stata l'ultima volta che l'ho visto... Ho cercato di sapere dove era finito... mi dicevano che era a Rimini e invece era a Firenze... il medico legale scrive che l'ora della morte è alle 10, mentre il direttore del carcere dice al garante dei detenuti della Toscana che dalle 10 alle 11 Niki era stato a passeggio; addirittura a verbale c'è la dichiarazione di un agente secondo il quale alle 10 di quel 24 giugno Niki era tranquillo, che avevano parlato assieme, e che gli aveva detto che l'indomani avrebbe saputo se poteva essere rimandato a casa. Ho visto le foto: aveva indosso il pigiama. Perché? Mio figlio era un ragazzo pieno di sogni e aspettative... perché mai avrebbe dovuto uccidersi? Senza neppure un biglietto, una lettera alla famiglia... noi che ci lasciavamo biglietti e post-it per qualunque cosa".

Ornella Gemini continua: "Stranezze e incongruenze, senza fine, senza risposte; come ad esempio la storia del telegramma dove gli si ordinava di cambiare avvocato e che venne spedito da casa sua: chi l'ha spedito visto che abitava da solo? Niki pesava 90 chili, era altro un metro e 80, ditemi voi come poteva impiccarsi con un laccio delle scarpe lungo venti centimetri. E poi mi chiedo: perché gli hanno lasciato i lacci? In base al protocollo dell'ordinamento penitenziario la detenzione nei primi giorni dell'arresto deve essere di tipo morbido, l'arrestato deve poter parlare con la famiglia e con l'avvocato... ma così non è avvenuto.

E poi c'è la storia dell'ecchimosi sul braccio. Mio figlio non si drogava, non beveva, non fumava... ho chiesto l'esame tossicologico, non mi hanno ascoltata. E come spiegare poi il fatto che la sua casa è stata ripulita? Non c'era nulla, tutto scomparso, vestiti, computer... hanno tolto anche le tende alle finestra... di mio figlio non ho neppure un calzino. Ho cercato di chiedere aiuto e giustizia, i giornali hanno ignorato i miei appelli... e addirittura nei primi giorni dell'arresto hanno scritto che era un imprenditore, che era sposato... tutte bugie. L'unico che mi ha ascoltato in questi anni è stato Grillo, un comico. Da allora sono state fatte 4 interrogazioni e altri 4 atti parlamentari, ma nessuno dei politici ha risposto alle contraddizioni e alle assurdità evidenziati nelle interrogazioni. Sono passati sei anni, nessuna verità...15 giorni dopo gli arresti tutti sono stati scarcerati...mio figlio l'unico che aveva fatto sapere al magistrato che voleva parlare e collaborare con la giustizia non è stato ascoltato... era in custodia cautelare... dopo 5 giorni di carcere è morto. E l'inchiesta raccontata da giornali e tv come l'operazione che aveva scoperto una truffa milionaria è finita nel dimenticatoio, nessuna condanna e neppure un rinvio a giudizio. Sipario chiuso. Anche la morte di Niki viene dimenticata e archiviata.

Fin qui la mamma di Niki: l'ho ascoltata, come tutti i presenti al convegno di Antigone, con attenzione e commozione. Perché le sue parole (qui un video con la sua intervista nel blog di Beppe Grillo) aprono ferite in chi è convinto che democrazia e diritto siano valori che non possono essere disattesi. E che la verità, il bisogno di verità non possano essere ignorati. Mai.

Come volontario che opera nelle carceri, come giornalista direttore della rivista Voci di dentro, non posso non fare mie le parole con le quali la mamma di Niki ha concluso il suo discorso: "Quali indagini sono state fatte? Io non sono mai stata sentita dai magistrati. È assurdo tutto questo. La giustizia deve essere vicina al cittadino, io mi devo fidare della giustizia, non la devo temere. Ma oggi invece le cose si sono tutte capovolte. C'è una frase del nostro presidente Pertini, lui che ha passato diversi anni in carcere disse: attenzione quando avete a che fare con un detenuto, perché potreste avere di fronte una persona migliore di quanto lo siate voi. Vi prego, Niki non c'è più. Possiamo per Niki fare chiarezza e arrivare alla giustizia, quella vera. Ma attenzione anche agli altri ragazzi perché ci saranno altri Niki magari dentro il carcere, altri Niki che hanno bisogno di essere aiutati.