Marcellino Lonzi aveva 29 anni quando venne trovato morto nella sua cella del carcere di Livorno, era l'11 luglio 2003. A distanza di quasi 11 anni, dopo due inchieste già archiviate, mercoledì mattina è andato in scena l'ennesimo capitolo della battaglia della madre del ragazzo, Maria Ciuffi, di convincere la giustizia a prendere in considerazione un'ipotesi diversa da quella del malore per spiegare il decesso del figlio.
Davanti al giudice Beatrice Dani è andata in scena l'udienza nella quale il legale della donna, l'avvocato Erminia Donnarumma, ha presentato opposizione alla richiesta di archiviazione presentata dal pubblico ministero Antonio Di Pugno in seguito all'esposto firmato dalla madre della vittima nell'ottobre 2013.
Al centro della denuncia compaiono i due medici del carcere che tentarono invano di rianimare Lonzi, Enrico Martellini e Gaspare Orlando, e il medico legale Alessandro Bassi Luciani che ha effettuato l'autopsia sul corpo del detenuto.
L'accusa nei confronti dei tre, per i quali è stato ipotizzato il concorso in omicidio colposo, è quello di non avere "svolto bene il loro dovere".
Alla querela contro l'anatomopatologo e i medici in servizio all'epoca dei fatti presso l'infermeria del carcere, erano stata allegati ampi stralci della relazione medico legale eseguita dal consulente nominato dalla procura, quando fu riesumata la salma del giovane per effettuare una nuova autopsia, nella quale si evidenziavano "condotte non idonee". Si rileva inoltre, nella denuncia, la presenza nella parte addominale del cadavere di numerose fratture non evidenziate prima, "l'infossamento corticale dell'osso di 2 millimetri in corrispondenza di una ferita lacero contusa all'arcata sopracciliare non compatibile con morte naturale".
Un quadro che non ha però convinto il pubblico ministero Antonio Di Bugno a chiedere il rinvio a giudizio nei confronti dei tre indagati.
"L'ipotesi del concorso in omicidio colposo - spiega fuori dall'aula l'avvocato Alberto Uccelli, che difende Bassi Luciani - non è assolutamente plausibile".
Dopo aver ascoltato tutte le parti, il giudice al termine dell'udienza si è riservato e la decisione è attesa nei prossimi giorni. Se anche questa inchiesta dovesse essere archiviata sarebbe molto probabilmente la fine del caso Lonzi. "Basta vedere queste foto - spiega la madre del ragazzo sfogliando il raccoglitore che porta con sé - per capire che mio figlio non è stato ucciso da un infarto ma è stato picchiato e lasciato morire".