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Sgomberato il Cie di Gradisca d'Isonzo, i migranti trasferiti in Sicilia
Luigi Murciano
Fonte: Il Piccolo, 6 novembre 2013
6 novembre 2013

La vicenda del centro immigrati inizia nel 2000, nel pieno dell'emergenza clandestini sul confine goriziano, quando l'allora ministro Bianco indica nell'ex Polonio un sito ideale per un centro di prima accoglienza per i profughi. Con i governi Berlusconi si scopre che Gradisca ospiterà invece proprio un Cpt, una struttura per immigrati irregolari. Dopo anni di battaglie legali e proteste, la struttura apre i battenti nel marzo 2006. A partire dal 2008 le tensioni si acuiscono: evasioni e danneggiamenti si succedono a intervalli regolari. Il Cpt diventa Cie e prende in consegna soprattutto stranieri provenienti dalle carceri. Nel 2009 un pacco bomba firmato da nuclei anarchici esplode nell'ufficio dell'allora direttore Dal Ciello. Un provvedimento del ministro Maroni porta a 18 mesi i tempi di permanenza. Nel 2012 il consorzio Connecting People e funzionari della Prefettura vengono rinviati a giudizio con l'ipotesi di false fatturazioni e presenze degli ospiti "gonfiate".

Il Cie di Gradisca, ormai in ginocchio, sarà svuotato. Da subito. La clamorosa decisione è stata presa ieri dal Ministero dell'Interno ed è trapelata nel tardo pomeriggio: per disposizione del Dipartimento per le Libertà civili e l'Immigrazione del Viminale sarà attuato un maxi-trasferimento di ospiti al Cie di Trapani. Secondo alcune indiscrezioni, potrebbe essere il primo passo verso una temporanea chiusura del centro in attesa che sia ripristinata la sua completa funzionalità dopo i tumulti degli ultimi mesi che lo hanno praticamente distrutto.

Scatola vuota

Il provvedimento preso ieri riguarda ben 38 clandestini che questa mattina alle 11.30 partiranno alla volta della Sicilia. A questi vanno sommati i 12 stranieri irregolari per i quali in queste ore sono state accelerate le operazioni di rimpatrio o di allontanamento dall'ex Polonio. Altri potrebbero avere la stessa sorte nelle prossime ore. Di fatto, dunque, da oggi l'ex Polonio - che ospitava poco più di una sessantina di persone - diventa una scatola praticamente vuota. È invece pienamente operativo il vicino Cara-Cda, che ospita profughi e richiedenti asilo e non presenta profili di criticità. Il giallo della chiusura Un provvedimento talmente forte che in serata si sono diffuse voci - non confermate - sul fatto che tale provvedimento del Viminale possa costituire il preludio ad una possibile chiusura temporanea dell'ex caserma Polonio. Provvedimento a lungo invocato dal centrosinistra (sia a livello nazionale che locale, in primis dal governatore Serracchiani), ma che sarebbe tutt'al più finalizzato al completamento dei lavori di ripristino delle sezioni letteralmente devastate dai migranti nel corso degli ultimi tre anni. L'impressione è che la situazione sia molto fluida, al punto che neppure Prefettura e Questura hanno confermato o smentito qualsivoglia scenario. Il realismo del sindaco Senza conferme ufficiali da parte delle istituzioni statali, il sindaco della cittadina isontina Franco Tommasini non pare volersi fare troppe illusioni. Ma è convinto che il momento per chiedere a gran voce la chiusura del Cie è non era mai stato più propizio. "La chiusura mi sembrerebbe in questo momento un passaggio logico - afferma senza mezze misure -. Sappiamo perfettamente in che situazione si trovi la struttura in questo momento. Presenta condizioni precarie per la sicurezza e la dignità sia dei trattenuti sia di chi vi lavora, operatori e forze dell'ordine su tutti. Non c'erano mai state sinora condizioni più adatte di queste per chiedere la chiusura del Cie. Auspico - conclude - che ora la politica possa fare sentire la sua voce in questa fase di transizione. Ma non mi faccio illusioni, e non voglio che se ne facciano i miei concittadini".

La reazione dei poliziotti

"A quanto pare quella presa a Roma è una decisione politica, non operativa - commenta Angelo Obit, segretario provinciale del Sindacato Autonomo di Polizia/Sap. Di fatto lo Stato si arrende a chi ha devastato il centro. Persone, lo ricordo, in attesa di espulsione e rimpatrio perché provenienti dal circuito carcerario e ritenute pericolose. Persone che con i disperati di Lampedusa o i richiedenti asilo del Cara non c'entrano nulla. Il messaggio che passa con questo provvedimento - conclude amaro - è che con la violenza si può ottenere tutto, persino la sospensione di regole democraticamente votate e alle quali la politica non è sinora stata capace di proporre delle alternative".

La situazione oltre le sbarre

Anche ieri, intanto, si sono registrati momenti di tensione. Gli ospiti hanno trascorso la giornata ammassati nell'unica camerata ritenuta agibile e sul pavimento del corridoio che conduce al centralino. Due immigrati hanno compiuto atti di autolesionismo: uno ha ingoiato diversi oggetti tra cui mollette, chiavi e pezzi di plastica. Un secondo si è ferito alla testa sbattendosela nelle sbarre. Sullo sfondo, altre tre situazioni arroventano il caso-Cie: oggi i dipendenti denunceranno gli ennesimi ritardi nell'erogazione dei salari; sabato la galassia di movimenti e associazioni anti-centro protesterà davanti alla struttura; domenica invece è annunciato a Gradisca il segretario del Carroccio Matteo Salvini.

Pilozzi (Sel): bene chiusura lager del Cie di Gradisca d'Isonzo

Dichiarazione del deputato Sel Nazzareno Pilozzi: "Con soddisfazione apprendo che - per disposizione del Ministero dell'Interno, dopo le proteste degli ultimi giorni e grazie all'azione della politica e delle associazioni - il Cie di Gradisca d'Isonzo è stato chiuso temporaneamente. Dopo averlo visitato nei mesi scorsi, insieme ai referenti dell'associazione Tenda per la Pace e i Diritti e a Marco Furfaro, responsabile Immigrazione Sel - punto di riferimento, come anche Serena Pellegrino, di un fondamentale lavoro sociale - lo avevo definito 'una gabbia in condizioni di assoluta precarietà igienica e sociale', un lager che mi aveva lasciato allibito. Alcuni ospiti, pur di evadere, si autoinfliggevano lesioni e ferite, nella speranza di dover essere tradotti, seppur temporaneamente, in strutture ospedaliere esterne. Ritengo pertanto, unendomi alle voci politiche che stanno sostenendo questa linea, che il Governo dovrebbe procedere alla chiusura definitiva della struttura di Gradisca d'Isonzo, come di molte altre sul territorio nazionale, in nome di un generale ripensamento delle politiche di accoglienza dell'immigrazione, nella prospettiva di una maggiore tutela per i diritti delle persone".