Il pestaggio di un algerino, avvenuto il 21 agosto nella cella di sicurezza dell'ufficio di polizia di frontiera dell'aeroporto di Fiumicino, ha messo nei guai due finanzieri, Giorgio Colasanti e Luigi Ferrelli, che sono stati sospesi dal servizio per due mesi su decisione del gip.
A incastrare i due militari è stato il filmato effettuato dalla telecamera posta sul soffitto della camera di sicurezza. Almeno un minuto di gratuita e inaudita violenza che la procura di Civitavecchia avrebbe voluto sanzionare sollecitando una misura restrittiva piu' severa se non ci fosse stata la legge 'svuota carceri' che prevede la custodia cautelare solo i reati puniti con una pena superiore (nel massimo) a cinque anni di reclusione.
Vittima del pestaggio è stato il clandestino Abdelhak Halilat, arrestato dalla Polaria per aver cercato di entrare nel territorio italiano senza avere i permessi necessari. Secondo quanto ricostruito dalla procura, Colasanti, appena entrato nella cella e senza dire una parola, si è scagliato contro lo straniero colpendolo con schiaffi, pugni e calci fino a provocargli una frattura delle ossa nasali ed ecchimosi vari sul corpo.
Ferrelli, invece, ha assistito alla scena impassibile, senza muovere un dito. Come se nulla fosse, poi, i due sono usciti dalla camera di sicurezza. Colasanti e Ferrelli sono così accusati di concorso nel reato di abuso di autorità contro chi è arrestato e detenuto e in quello di lesioni personali aggravate dalla premeditazione, dalla crudeltà e dai motivi abietti e futili da ricondursi alla frustrazione per non essere riusciti a bloccare l'algerino sulla pista dell'aeroporto, "impresa" poi riuscita, invece, al personale della Polaria.
Per il gip che ha applicato la misura interdittiva della sospensione, "i fatti in esame risultano di rilevante gravità e danno conto di personalità violente e prevaricatorie". Al di là della loro incensuratezza e dei loro curriculum, i due finanzieri, mostrando "spregio per la divisa che indossavano", hanno approfittato vilmente "della sproporzionata differenza della loro condizione rispetto alla vittima, assolutamente indifferenti al loro ruolo di tutori dell'ordine pubblico rivestito".