Solo a morte avvenuta il magistrato di turno informato del tentativo del detenuto di impiccarsi, poi finito tragicamente.
Perché il pubblico ministero Federica Baccaglini è stata informata del tentato suicidio di Abdelaziz Daoudi (purtroppo finito tragicamente) solo quando il giovane è deceduto nel primo pomeriggio di venerdì 16 agosto all'ospedale Sant'Antonio? E perché al magistrato inquirente di turno non è stato comunicato subito lo scontro accaduto nella casa circondariale tra un agente di polizia penitenziaria, rimasto ferito, e il detenuto nonché il tentativo di quest'ultimo di togliersi la vita appena rinchiuso in una cella d'isolamento, due gravi episodi che si erano verificati almeno una ventina d'ore prima del decesso?
Non esiste un "obbligo" di informare il pm quando un carcerato cerca di uccidersi e, quindi, di compiere un atto di autolesionismo. Tuttavia è una questione di opportunità visto che, in gioco, è la vita di un uomo privato totalmente della libertà personale. E, in questo caso, si trattava di un ragazzo di vent'anni (era nato il 22 settembre 1992) che - almeno in base alla versione ufficiale - avrebbe avuto un violento alterco con un agente, in seguito al quale si è impiccato con un paio di lacci da scarpe. Lacci che non dovrebbero essere lasciati nella disponibilità dei detenuti inclini ad atti di autolesionismo, secondo le norme del regolamento carcerario.
Come risulterebbe dalla scheda redatta da personale specializzato (psicologi e medici), Abdelaziz Daoudi, marocchino con un permesso di soggiorno scaduto, non era stato ritenuto un ragazzo con problematiche psicologiche al momento dell'ingresso nella casa circondariale, il 19 luglio scorso. Quel giorno era stato arrestato dai carabinieri del nucleo operativo radiomobile nella zona di Forcellini con l'accusa di detenzione di un etto di hascisc: appena due mesi prima era tornato libero dopo aver scontato 10 mesi per un altro episodio di spaccio.
Resta, dunque, l'interrogativo della mancata comunicazione al pm di quanto avvenuto giovedì, un fatto che merita chiarezza tanto più di fronte a un episodio di violenza nei confronti dell'agente al quale, in ospedale, è stata riscontrata una lussazione alla spalla che avrebbe potuto far ipotizzare a carico del giovane detenuto - ritenuto l'aggressore - il reato di lesioni personali: un elemento "forte" per mettere a conoscenza il pm di turno di quanto successo. Così, invece, non è stato.
Al momento l'inchiesta aperta dal pm Baccaglini è senza indagati, però gli accertamenti vanno avanti. Già tra venerdì e sabato sono stati sentiti detenuti e agenti, mentre altri ospiti della casa circondariale e personale dipendente sono stati ascoltati pure ieri per ricostruire ogni dettaglio. La morte del ragazzo risulterebbe compatibile con l'impiccagione da quanto emerso nel corso dell'autopsia, il che non sgombra il campo da dubbi su possibili negligenze e omissioni.
Che cosa è accaduto davvero intorno alle 18 di Ferragosto? Abdelaziz Daoudi, rinchiuso in una cella con altri cinque detenuti, chiede di raggiungere l'infermeria per farsi consegnare dei medicinali. In un atrio della casa circondariale, nel quale convergono più "bracci" della struttura, sarebbe avvenuto l'alterco con l'agente di polizia.
Il ragazzo, in forte stato di alterazione, viene rinchiuso in isolamento in uno stanzino che s'affaccia lungo l'infermeria, utilizzato per le perquisizioni. E qui rimane da solo, senza un controllo a vista costante. Poco più tardi, la tragedia: formando un cappio con i lacci delle scarpe, Daoudi s'impicca. Trascorrono alcuni minuti e il gesto estremo viene scoperto. Scattano i soccorsi con le manovre rianimatorie, ma le condizioni del detenuto appaiono serie: intorno alle 20 il trasferimento urgente in ospedale. Inutile.
Nel primo pomeriggio di venerdì il ventenne muore. Solo allora è informato il pm Baccaglini. Appena la notizia si diffonde nella casa circondariale (oltre 245 detenuti a fronte di una capienza di 97 posti) si scatena la rivolta per chiedere giustizia e chiarezza, un obiettivo al quale sta lavorando la procura. Intanto nelle prossime settimane nella casa circondariale è prevista la visita del sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Berretta : "L'abbiamo sollecitata e l'ha garantita il consigliere regionale Piero Ruzzante" conferma Giampiero Pegoraro, coordinatore provinciale della Cgil polizia penitenziaria.