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21enne suicida in cella, rivolta dei detenuti per sospetti su violenze dagli agenti
Enrico Ferro
Fonte: Il Mattino di Padova, 17 agosto 2013
17 agosto 2013

L'ennesimo suicidio in carcere ha scatenato una rivolta dei detenuti che si sono rifiutati di rientrare dall'ora d'aria. È successo ieri pomeriggio alla Casa Circondariale diretta da Antonella Reale, dove polizia e carabinieri sono intervenuti in massa insieme alle guardie carcerarie. In serata sul posto i vigili del fuoco per illuminare il perimetro del carcere.

La tragedia si è consumata giovedì verso le 20, quando Aziz Bouadili, marocchino di 21 anni in carcere dal gennaio 2012, si è impiccato nella sua cella. È stato soccorso, trasportato d'urgenza in ospedale e successivamente trasferito nella terapia intensiva del Sant'Antonio. Tre ore dopo, verso le 23, il suo cuore si è fermato.

I detenuti dicono che è stato picchiato selvaggiamente dagli agenti della polizia penitenziaria. In effetti una colluttazione ci sarebbe stata. La notizia della morte del giovane, in carcere, è arrivata nel primo pomeriggio di ieri. Ed è scoppiato il finimondo. Tutti sono stremati per le condizioni disumane in cui sono costretti a stare: situazioni limite, in nove all'interno di celle di 24 metri quadrati.

Ovviamente la situazione precipita nei mesi estivi, quando la temperatura rende le giornate ancora più invivibili. Ieri pomeriggio i carcerati hanno manifestato i primi segni di insofferenza sbattendo oggetti metallici contro le sbarre delle celle. La protesta è cresciuta rapidamente d'intensità. Alle 18 si sono rifiutati di rientrare dall'ora d'aria dando il via al braccio di ferro.

Subito sono stati richiamati in servizio tutti gli agenti della polizia penitenziaria, anche quelli che avevano appena terminato il turno di lavoro.

Sul posto è stato richiesto anche l'intervento del reparto Operativo dei carabinieri, oltre che della squadra mobile della questura e dei vigili del fuoco. Al parroco, padre Eraclio, è stato impedito di entrare per la complessità della situazione. Il timore era che si potesse scatenare una rivolta nei piani del carcere in cui i detenuti vengono rinchiusi in attesa del giudizio. Secondo gli ultimi dati forniti, a fronte di una capienza massima di 98 persone, sarebbero 370 i carcerati che attualmente si trovano nel Circondariale: una situazione esplosiva.

La situazione è rientrata alla normalità nella tarda serata di ieri dopo che sul posto era intervenuta anche il pm Federica Baccaglini. Il magistrato ha deciso l'autopsia sul corpo del detenuto suicidato e ascoltato le proteste dei circa 200 detenuti che si sono rifiutati di rientrare nelle celle. "Ci sono delle indagini in corso e quindi dobbiamo essere molto cauti - ha spiegato Giampietro Pegoraro, coordinatore padovano Cgil Fp Polizia Penitenziaria - ma diciamo che sembrerebbe esserci qualcosa di poco chiaro dietro a quel suicidio".

Si impicca con i lacci delle scarpe dopo una violenta lite

di Luca Ingegneri e Lino Lava (Il Gazzettino)

I detenuti della Casa circondariale di strada Due Palazzi sono rientrati nelle celle solo ieri sera alle ventidue. Una rivolta iniziata nell'ora d'aria e che aveva spaventato tutti. La causa della ribellione dei detenuti, quasi tutti extracomunitari, è stata il suicidio di un ventenne marocchino. E il sovraffollamento di un carcere che ha 82 posti e una popolazione di 240 detenuti.

Quando si vuol morire, ci si uccide con tutto. Anche un paio di lacci da scarpe possono diventare un cappio. Ma il suicidio non dovrebbe avvenire alla Casa circondariale di strada Due Palazzi dove i lacci per scarpe vengono requisiti ai detenuti all'entrata. E se a compiere il gesto è un ragazzo marocchino di vent'anni, detenuto per spaccio di hashish, e che prima di morire avrebbe litigato con un agente di polizia penitenziaria, è rivolta. Una rivolta che è iniziata ieri pomeriggio quando alla Casa circondariale è arrivata dall'ospedale Sant'Antonio la notizia del decesso del giovane. I 240 detenuti in attesa di giudizio, la maggior parte extracomunitari, si sono ribellati durante l'ora d'aria. Una ribellione senza precedenti che si è conclusa solo a tarda ora.

Nella casa circondariale sono arrivati tutti. Carabinieri, polizia, il pubblico ministero Federica Baccaglini. E quando si è fatto buio sono arrivate anche le squadre dei vigili del fuoco, impegnate ad illuminare il cortile del carcere dove i detenuti non sono mai rientrati dall'ora d'aria.

Il giovane marocchino morto divideva la cella con altri compagni: aveva vent'anni, era in Italia con un regolare permesso di soggiorno, e recentemente era stato arrestato perché aveva un etto di hashish. Era il primo pomeriggio di Ferragosto quando il ragazzo ha avuto un violento diverbio con un agente di polizia penitenziaria. I motivi ancora non si conoscono. Quello che si sa è che sarebbero venuti alle mani. E ad avere la peggio sarebbe stato l'agente. Durante una colluttazione il ragazzo gli avrebbe causato la lussazione di una spalla.

Il ventenne marocchino però quel giorno non è andato in cortile per l'ora d'aria. Quando è rimasto da solo in cella ha preso i lacci delle scarpe - che non si sa dove possa aver trovato - e ha formato un cappio. Quando gli agenti hanno fatto la scoperta del tragico gesto il giovane marocchino era ancora in vita. È stato subito soccorso e trasportato all'ospedale Sant'Antonio. Il ragazzo non ha più ripreso conoscenza e nella tarda mattinata di ieri è deceduto.

Le notizie in carcere passano di bocca in bocca. E tutti gli extracomunitari della Casa circondariale erano in attesa dell'ora d'aria. Ma già nel primo pomeriggio la polizia penitenziaria aveva capito che la situazione stava degenerando. E le prime urla si sono udite un attimo dopo l'uscita in cortile. Il motivo? I detenuti extracomunitari sostenevano che il giovane marocchino si è ucciso per i motivi che avevano causato il litigio con l'agente di polizia penitenziaria. La rivolta è parsa subito grave. Le guardie del carcere si sono rese conto che non ce la facevano a gestire la protesta. Era iniziata una vera e propria sommossa.