Rete Invibili - Logo
La protesta di Lucia Uva davanti al tribunale: «Alla giustizia interessano solo le olgettine»
2 luglio 2013

Una maglietta a due facce: da una parte un'immagine di Ruby sorridente, dall'altra il volto di Giuseppe Uva, morto in ospedale il 14 giugno del 2008 dopo che era stato fermato dai carabinieri ubriaco per strada e trattenuto in caserma a Varese per alcune ore. A indossarla è Lucia Uva, sorella di Giuseppe che, lunedì mattina, ha protestato davanti al Tribunale di Milano. Il motivo del sit-in è spiegato sui due lati della maglia: «Alla giustizia interessano le Olgettine di Berlusconi, ma la morte di Giuseppe non interessa alla giustizia».

«VOGLIAMO VERITA' E GIUSTIZIA» - Lo scorso 14 giugno, la Corte d'Appello di Milano ha confermato l'assoluzione dello psichiatra Carlo Fraticelli dall'accusa di omicidio colposo in relazione alla morte dell'uomo, che aveva 43 anni. Oltre allo psichiatra erano stati assolti, in primo grado, gli altri due medici dell'ospedale di Varese accusati di errori nelle cure e di aver somministrato una dose sbagliata di farmaci a Uva, che era stato ricoverato con trattamento sanitario obbligatorio. La sorella di Uva, però, col presidio davanti al Palazzo di Giustizia di Milano vuole «denunciare», in particolare, che «per tre volte la Procura Generale ha respinto» la richiesta di avocazione delle indagini (presentata dal legale della donna, Fabio Anselmo) sulla morte del fratello, di cui è titolare il pm di Varese, Agostino Abate. «Il pm - afferma la donna - non ha indagato sui carabinieri e ora tutto sta andando in prescrizione e il paradosso è che sulla morte di mio fratello non ci sono più inchieste nè processi e io sono l'unica indagata per diffamazione nei confronti del pm». E chiarisce: «Noi non vogliamo fare la guerra ai magistrati, vogliamo verità e giustizia, vogliamo sapere perchè un uomo di 43 anni è morto di botte».

SOLIDARIETA' FEMMINILE - Accanto alla donna c'è Domenica Ferrulli, figlia di Michele, 51 anni, morto il 30 giugno 2011 a Milano per arresto cardiaco mentre quattro agenti lo stavano arrestando. «Nel nostro caso le indagini sono andate avanti - spiega la giovane - e ora è in corso un processo agli agenti, noi siamo soddisfatti, ma siamo qua in solidarietà a Lucia». E Lucia Uva aggiunge: «Io, Ilaria Cucchi, Domenica Ferrulli e Patrizia Aldrovandi e tante altre siamo tutte una grande famiglia». Giuseppe, conclude, «è stato vittima delle forze dell'ordine e oggi è vittima ancora una volta della giustizia, io andrò in Procura a Roma e a Brescia e tornerò ancora qua, perchè voglio giustizia anche per i cittadini normali».