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Il Coisp querela Ilaria Cucchi
Checchino Antonini
12 giugno 2013

«Che dici vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Vengo. Vengo e mi metto così, vicino a una finestra di profilo in controluce...». No, il lìder maximo del Coisp non ha visto Ecce Bombo, o comunque non è un suo film guida. Lui cerca di farsi notare. Come Paolini, quello della collana di preservativi che importuna i giornalisti televisivi mentre stanno in diretta. E' il modo del Coisp di splendere nella galassia del sindacalismo di polizia. Stavolta il Coisp ha scelto di intervenire nel fango gettato sulla famiglia Cucchi.

Dopo essersi fatto pubblicità speculando sull'atroce dramma delle famiglie di Carlo Giuliani e Patrizia Aldrovandi - questo mi potrebbe costare una querela ma sarò in buona compagnia di alcune migliaia di persone - il conducator del sindacatino di polizia annuncia di voler querelare la sorella di un ragazzo ucciso da un cocktail micidiale di carcere, proibizionismo, polizia penitenziaria e malasanità. Questo sindacalista crede che denunciando Ilaria Cucchi si possa difendere l'onorabilità delle forze dell'ordine e le loro condizioni di lavoro.

Vale la pena leggere integralmente il comunicato: «Se una sentenza condanna un Poliziotto, va rispettata, ma se un Poliziotto viene assolto, si grida allo scandalo. Tanto varrebbe non celebrare affatto i processi, perché la verità dei fatti non serve: un Poliziotto deve essere sempre colpevole - scrive l'ufficio stampa di Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp - anziché esprimere soddisfazione perché un Tribunale ha accertato che da parte degli Agenti non vi furono maltrattamenti ci si indigna perché non c'è il Poliziotto cattivo da buttare in carcere. Non interessa la verità, non si cerca la giustizia, ma soltanto vendetta. Non si cercano i colpevoli, ma dei capri espiatori, dei trofei da portare in piazza ed appendere a testa ingiù. Si vuole una verità che sia buona per farci un film. Si vuole una giustizia sommaria, magari la giustizia fai-da-te, e per ottenerla si continua a gettare fango contro gli uomini e le donne delle Forze dell'Ordine, continuamente insultati, denigrati, esposti alle aggressioni e alle violenze della piazza. Il Coisp vuole difendere la dignità, di chi ogni giorno, con grande professionalità, dedica il proprio impegno alla difesa della legalità e della sicurezza dei cittadini, rischiando l'incolumità anche a causa di chi continua ad istigare l'odio contro le Divise. Per questo abbiamo presentato all'Autorità giudiziaria una serie di denunce verso chi continua a praticare una costante opera di diffamazione contro la Polizia, come la stessa sorella di Stefano Cucchi».

Le famiglie di Stefano, Carlo, Federico, la figlia di Michele Ferrulli, la sorella di Giuseppe Uva, i pastori sardi, i minatori del Sulcis, chi dormiva nel 2001 alla Diaz, Giuseppe Turrisi, il clochard che fu ucciso a calci da due agenti della Polfer, il sindaco di Terni, gli abitanti della Valsusa e molti, moltissimi altri, hanno bisogno di credere che non tutti i poliziotti e non tutti i sindacati di polizia siano come il Coisp.