Il pianto di Ilaria Cucchi investe l'aula bunker. Il suo avvocato, Fabio Anselmo, l'aveva avvertita. La sorella di Stefano conosceva l'articolo del codice che trasformava l'accusa pesantissima di abbandono di incapace in omicidio colposo. Un cambiamento che dalla Corte d'Assise sposta il processo a un tribunale monocratico. Abbraccia Anselmo singhiozza, piangono anche la mamma di Stefano, Rita Calore, e il papà, Giovanni: "Oggi noi siamo cittadini di serie B", dice.
Per Ilaria dura un attimo, poi torna quella di sempre, sicura, agguerrita, nasconde le lacrime alle telecamere: "Oggi siamo stati traditi dalla giustizia, ma la mia battaglia non è stata inutile. Andremo ancora avanti. Anche se questa sentenza è un oltraggio. Vogliono dirmi che mio fratello sarebbe morto allo stesso modo a casa sua? In questi anni è stato fatto un processo a Stefano e alla nostra famiglia. Hanno tirato fuori anche il cane, sostenendo che noi l'avessimo abbandonato. Stanno affermando che è morto per droga?
Allora diciamo che aveva ragione l'onorevole Giovanardi, che era solo un tossicodipendente". Anche Giovanni e Rita piangono, anche loro erano stati avvisati che il rischio era alto. Ripetono le stesse frasi come un mantra. Rita Calore lo dice tra le lacrime: "Chi è stato allora a ridurre mio figlio in quelle condizioni? È morto tra le quattro mura dello Stato, io ho avuto fiducia nella giustizia. Ma oggi Stefano è stato ucciso per la seconda volta. Io aspetto, mi devono dire chi è il responsabile. Adesso andremo avanti".
Poi Rita aggiunge: "Noi siamo partiti, con l'intenzione di conoscere la verità e ce la metteremo tutta. Oggi è stata raccontata un'altra cosa. Un ragazzo non può essere massacrato mentre è sotto tutela dello Stato, senza un vero responsabile. Ho dato mio figlio in perfetta salute, me l'hanno restituito morto. Stefano al Pertini non sarebbe arrivato, se prima non fosse stato picchiato. Io voglio sapere. Abbiamo il sacrosanto diritto di conoscere la verità: rifacessero le indagini, facciano quello che vogliono. Continuo ad avere fiducia nella giustizia. Lo Stato che non ha saputo tutelarlo faccia ammenda, perché loro sanno cosa è successo".
A ripetere con parole diverse lo stesso dolore è il papà: "Non abbiamo desiderio di vendetta. Stefano ha fatto tanti errori e ha sempre pagato il conto. Questo non è riuscito a pagarlo. L'ultima volta che l'ho visto in Tribunale, con il volto tumefatto, mi ha abbracciato con le manette ai polsi, mi ha detto: papà mi hanno incastrato. Gli ho risposto che non era così. Invece aveva ragione. Ci sono cittadini di serie A e altri di serie B".