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Processo Cucchi: assolti gli agenti, in tribunale esplode la rabbia
Valentina Errante
Fonte: Il Messaggero, 6 giugno 2013
6 giugno 2013

È stata una colpa medica. A uccidere Stefano Cucchi non sono state le botte e neppure la fame e la sete. A uccidere quel detenuto, a sei giorni dall'arresto, sono state la negligenza e l'imperizia del primario dell'Ospedale Sandro Pertini, Aldo Fierro, e del suo staff: Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis Preite e Silvia Di Carlo. Così ha stabilito ieri la terza Corte d'assise di Roma. Piange Ilaria Cucchi mentre il presidente, Evelina Canale, legge il dispositivo. Singhiozza, quando sente che i tre agenti della penitenziaria, accusati di avere picchiato suo fratello, sono stati assolti "per non avere commesso il fatto" e che persino il quadro delineato dalla procura, contro il quale si è battuta per oltre due anni, è alleggerito.

Per i medici, accusati dal pm di abbandono di incapace, la condanna, invece, arriva per omicidio colposo. Rosita Caponnetti, la prima dottoressa che visitò Cucchi al suo ingresso in ospedale, imputata per le bugie riportate sulla cartella clinica di quel paziente dimagrito dieci chili in sei giorni, è condannata per falso. Assolti anche gli infermieri del Pertini. E così dopo quasi otto ore di camera di consiglio il verdetto è quello temuto dalle parti civili e auspicato dalle difese. Le parole dei familiari di Stefano e l'urlo "assassini" di alcuni giovani di Rifondazione, in aula per assistere all'ultima udienza, raccontano la fine di una lunga battaglia, che la famiglia di Stefano porta avanti per quasi quattro anni. Grida anche Lucia Uva, sorella di Giuseppe, morto nel 2008 dopo l'arresto. È arrivata da Varese. Fanno da controcanto i sorrisi soddisfatti degli imputati assolti.

La più alta è di due anni, per il primario Fierro. Mentre Corbi, Bruno, De Marchis Preite e Di Carlo sono stati condannati a un anno e quattro mesi di reclusione. Otto mesi per Rosita Caponetti, accusata di falso, per le annotazioni sulla cartella clinica di Stefano. Concesse a tutti le attenuanti generiche e la sospensione della pena. I cinque medici condannati per omicidio colposo dovranno risarcire il papà e la mamma di Stefano con 100 mila euro a testa, Ilaria con 80mila, mentre 20 mila euro ciascuno è la provvisionale stabilita per i due nipotini di Stefano, oltre alle spese legali. Assolti gli agenti penitenziari, Nicola Menichini, Corrado Santantonio e Antonio Domenici e gli infermieri, Giuseppe Flauto, Elvira Martelli e Domenico Pepe.

Aspetteranno le motivazioni, ma è chiaro che i pm Vincenzo Barba e Francesca Loy faranno appello contro l'assoluzione degli agenti: "Non ci soddisfa", dice Barba. Poi aggiunge: "La Corte d'assise ha confermato, come ha sempre sostenuto la procura, che la morte di Cucchi è stata determinata dall'incuria dei medici. E poco importa che sia cambiato il reato. Quanto all'assoluzione dei tre agenti della penitenziaria, cui avevamo attribuito le lesioni personali aggravate, va detto che è stata fatta ai sensi del secondo comma dell'articolo 530 del Codice di procedura penale, l'equivalente della vecchia formula dell' insufficienza di prove. Questo punto, che non ci lascia soddisfatti, sarà oggetto di nostra valutazione, quando avremo modo di leggere le motivazioni". Per la procura, non si può non considerare la testimonianza del detenuto Samura Ben Yaya, il detenuto che aveva udito le "botte", corroborata da altri elementi di prova, come il sangue sui pantaloni di Cucchi.