"Un massacro annunciato, questa è una giustizia ingiusta", dice. E poi: "Scusa Stefano, per quello che hanno detto di te, per come hanno infangato la tua memoria". Ilaria Cucchi piange, mentre la folla grida ai giudici: "Assassini".
Stringe i genitori in un lungo abbraccio, sono una cosa sola, stringe le mani di Lucia Uva, Domenica Ferulli, Claudia Budroni, madri, figlie, mogli, sorelle di altre "vittime di tortura, vittime dello Stato". L'aula bunker di Rebibbia è un'arena di rabbia e dolore. Poi Ilaria torna se stessa, apparentemente fragile, assolutamente tenace.
"Noi non ci arrendiamo, mio fratello Stefano è stato ucciso per la seconda volta, ma la battaglia continua". Ilaria perché un massacro annunciato? "Perché invece di cercare la verità su chi ha ucciso mio fratello, chi doveva indagare in questi anni ha invece fatto un processo alla sua vita, ai suoi errori di ragazzo fragile. Con il risultato paradossale che da questa sentenza sembra che Stefano sia morto di malattia, di malasanità. E il suo corpo devastato dalle botte, seviziato, se lo sono già dimenticato tutti?".
La sentenza parla di colpe dei medici, assolve invece infermieri e agenti penitenziari. Lo "Stato" dunque è innocente. "In questi anni terribili, dopo la morte di Stefano, ho sentito sulla mia pelle con quale disprezzo noi, i parenti delle vittime, familiari di persone morte mentre erano in "custodia" dello Stato, veniamo trattati dalla Giustizia.
Diventiamo noi gli imputati, la memoria dei nostri cari fatta a pezzi, questi processi sono un massacro, oggi capisco tutte quelle famiglie che non ce la fanno e si fermano, senza riuscire mai ad arrivare alla verità". Lei però si aspettava un verdetto diverso? "Sì, certo, perché questo è il clima, lo Stato protegge se stesso, ma come si fa a negare la verità di fronte al corpo torturato di mio fratello? Stefano è morto in ospedale, è vero, ma è morto perché era stato picchiato senza pietà prima di arrivare in quel reparto del Pertini, dove l'hanno lasciato spegnere nella sofferenza, senza curarsi di lui, come se non fosse un essere umano.
Credevo fosse evidente, invece i giudici hanno negato l'evidenza". Sua madre ha detto che Stefano è stato ucciso per la seconda volta. Perché non vi credono? "Vorrei saperlo anch'io. Me lo domando ogni giorno e ogni notte, visto che voglio ancora sperare che si possa dimostrare la verità. Quella sera di quasi quattro anni fa, quando è uscito di casa, Stefano era sano e stava bene. Chi l'ha pestato allora? Chi l'ha ridotto nelle condizioni in cui è arrivato all'ospedale? Cosa è successo nelle celle di sicurezza? Ci sono perizie che dimostrano con chiarezza quello che ha subito Stefano. Ma evidentemente non sono bastate".
Ilaria, lei vuol dire che non c'è stata volontà di cercare fino in fondo i colpevoli? "Certo da questa sentenza sembra che Stefano sia morto per cause naturali... Il punto è che nelle aule dei tribunali, per Stefano, ma come già per Federico Aldrovandi, o per Giuseppe Uva, viene fatto il processo ai morti e non a chi li ha uccisi. È un meccanismo che si ripete, bugie, infamie, fango verso chi non c'è più e non può difendersi".
Cosa farete adesso? Per arrivare fin qui ci sono voluti tre anni, decine e decine di udienze, perizie, controperizie. I suoi genitori sembrano esausti. "Andiamo avanti, per Stefano. È naturale piangere di fronte ad un verdetto così assurdo, molti dovranno adesso guardarsi dentro, interrogare la propria coscienza. Dicono che è morto di malasanità, no, questa è malagiustizia. Sì sono stanca, i miei genitori sono stanchi, ma non siamo soli, le vittime di Stato sono tante, ci siamo uniti, erano tutti con me, in aula, questo mi dà la forza".
E Stefano? "Oggi sento che devo chiedere scusa a mio fratello. Perché l'ho trascinato in tutto questo, per quanto è stata offesa la sua persona e la sua memoria. L'hanno processato, da morto, senza chiedersi chi fosse, senza poterlo guardare negli occhi perché non c'era più, e invece di cercare i colpevoli l'hanno fatto diventare un imputato. Funziona così, chiedetelo agli altri familiari di vittime dello Stato. Traditi due volte. Ma avremo giustizia. Prima o poi".