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Processo morte Stefano Cucchi; condannati i medici, assolti infermieri e agenti
Fonte: Dire, 5 giugno 2013
5 giugno 2013

Tutti condannati i medici imputati nel processo per la morte di Stefano Cucchi. Lo ha deciso la terza Corte d'Assise di Roma, presieduta da Evelina Canale, dopo diverse ore di Camera di consiglio.

Assolti invece gli infermieri e gli agenti della Polizia penitenziaria. Un boato nell'aula bunker del carcere di Rebibbia ha accolto la sentenza. "Questa non è giustizia" e "assassini" urlano i presenti nell'aula bunker di Rebibbia per esprimere il loro dissenso.

La condanna a due anni di reclusione è stata inflitta al primario dell'ospedale Sandro Pertini Aldo Fierro. È nell'ospedale che Cucchi fu ricoverato e poi morì. La corte ha derubricato per lui e per gli altri condannati l'accusa di abbandono di persona incapace mutandola in omicidio colposo. Oltre a Fierro a un anno e quattro mesi di reclusione sono stati condannati i medici Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi Preide De Marchis e Silvia Di Carlo. A un altro medico, che era responsabile del reparto di ricovero Rosaria Caponetti la Corte ha inflitto per l'accusa di falso otto mesi di reclusione. Per tutti i condannati è stata disposta la sospensione condizionale della pena.

Gli assolti secondo quanto dispone l'articolo 530 del Codice penale sono le guardie carcerarie Nicola Menichini, Corrado Santantonio e Antonio Dominici che erano accusati di lesioni personali. Sono stati assolti infine sempre con la stessa formula i tre infermieri Giuseppe Flauto, Elvira Martelli e Domenico Pepe. Per pronunciare la sentenza la Corte è rimasta riunita in camera di consiglio per 7 ore e mezza. Le decisioni, come si è detto, sono state contestate da una folla di persone che hanno assistito all'udienza e che hanno contestato con termini molto gravi le decisioni della Corte.


Pm aveva chiesto condanna per tutti


La sentenza per la morte di Stefano Cucchi, il geometra arrestato il 15 ottobre 2009 per droga e morto una settimana dopo al Reparto di medicina protetta dell'ospedale Sandro Petrini, è stata più lieve rispetto alle richieste della Procura di Roma che voleva una condanna per tutti e 12 gli imputati. Il pm aveva contestato ai sei medici e ai tre infermieri tra l'altro il grave reato di abbandono di incapace. Tant'è che aveva chiesto per i medici pene tra i 6 anni e 8 mesi e i cinque anni e mezzo mentre per gli infermieri 4 anni ciascuno. Per gli agenti penitenziari aveva chiesto due anni di reclusione.


Ilaria: mio fratello tradito da giustizia per 2 volte


Ilaria Cucchi è un fiume in piena. Dopo la sentenza, che assolve infermieri e agenti della polizia penitenziaria e condanna a pene contenute i medici, scoppia a piangere e dichiara: "Mio fratello è stato tradito dalla giustizia per la seconda volta. Non so dire cosa faremo, ma certamente non ci tiriamo indietro. Questo non ce lo aspettavamo. I medici dovranno ora fare i conti con la loro coscienza. Si tratta di una pena ridicola rispetto a una vita umana. Sapevamo che nessuna sentenza ci avrebbe dato soddisfazione e restituito Stefano ma calpestare mio fratello e la verità così... non me l'aspettavo. Oggi capisco quelle famiglie che non affrontano questi processi perché sono dei massacri".


Genitori: andremo avanti fino in fondo


"Andremo avanti fino in fondo, scopriremo la verità. Così i genitori di Stefano Cucchi, Giovanni e Rita, dopo la sentenza. È lo Stato che deve trovare la verità - ha detto la madre. Chi è stato, un fantasma a farlo morire?". "Mio figlio è morto di ingiustizia. Me lo hanno ucciso due volte". Sono le prime parole della mamma di Stefano Cucchi subito dopo la lettura del dispositivo da parte della terza Corte d'Assise di Roma che ha condannato sei medici dell'ospedale Sandro Pertini e assolto tre infermieri e tre agenti della Polizia penitenziaria.


"Ilaria siamo con te", solidarietà davanti aula bunker


Sono circa trenta le persone presenti per dare la loro solidarietà alla famiglia Cucchi davanti l'ingresso dell'aula Bunker del carcere di Rebibbia. Alzano alcuni cartelloni: "Solidarietà a tutte le vittime della tortura e del carcere", "Ilaria siamo tutti con te. Non ti lasciamo sola". In testa al gruppo alcuni politici, Giovanni Russo Spena e Gianluca Peciola (entrambi di Sel), Mario Staderini (Radicali Italiani) e Sandro Medici (presidente del X Municipio di Roma ed ex candidato sindaco della capitale). A supporto dei Cucchi sono arrivate anche alcune persone che hanno combattuto un'esperienza simile a quella di Stefano: Lucia Uva, sorella di Giuseppe, morto nel giugno 2008 all'Ospedale di Varese dopo essere stato fermato dai carabinieri; Domenica Ferrulli, figlia di Michele, morto a 51 anni nel giugno 2011 a Milano per arresto cardiaco mentre alcuni agenti lo stavano arrestando; Claudia Budroni, sorella di Dino, ucciso a Roma nel luglio 2011 da un colpo di pistola durante un inseguimento con la polizia sul Gra; e Grazia Serra nipote di Francesco Mastrogiovanni, l'uomo morto nell'agosto 2009 dopo essere rimasto per 82 ore legato mani e piedi a un letto di contenzione in un ospedale psichiatrico lucano.


Sappe: Polizia Penitenziaria ha lavorato come sempre nel pieno rispetto leggi


"L'assoluzione dei poliziotti penitenziari coinvolti loro malgrado nella vicenda connessa alla morte di Stefano Cucchi conferma quel che abbiamo sempre sostenuto. E cioè che nel palazzo di giustizia di Piazzale Clodio a Roma, così come quotidianamente avviene nelle oltre 200 carceri del Paese, la Polizia Penitenziaria ha lavorato come sempre nel pieno rispetto delle leggi, con professionalità e senso del dovere. Ciò detto, rinnoviamo le sincere espressioni di rispetto per la triste e dolorosa vicenda che ha visto coinvolta la famiglia di Stefano Cucchi". Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, la prima e più rappresentativa Organizzazione di Categoria. "Ribadisco una volta di più che il Sappe ha il massimo rispetto umano e cristiano per il dolore dei familiari di Stefano come lo abbiamo per tutti coloro che hanno perso un proprio caro in stato di detenzione. Ma non possiamo accettare una certa (tendenziosa e falsa) rappresentazione del carcere come luogo in cui quotidianamente e sistematicamente avvengono violenze in danno dei detenuti come talune corrispondenze giornalistiche hanno detto e scritto nei giorni immediatamente successivi la morte del ragazzo. Ricordo a me stesso che la rigorosa inchiesta amministrativa disposta dal Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria sul decesso di Stefano Cucchi escluse responsabilità da parte del Personale di Polizia penitenziaria, in particolare di quello che opera nelle celle detentive del Palazzo di Giustizia a Roma. La nostra convinzione è che a Piazzale Clodio la Polizia Penitenziaria ha lavorato come sempre nel pieno rispetto delle leggi, con professionalità e senso del dovere. Oggi mi sembra lo confermi anche la sentenza della Terza Corte d'Assise di Roma. Di sicuro rigettiamo ogni tesi manichea che ha associato e associa più o meno velatamente al nostro lavoro i sinonimi inaccettabili di violenza, indifferenza e cinismo".